Una buona parte dell’acqua che i cittadini dei comuni di Castel Gandolfo, Albano e Ariccia bevono difatti ogni giorno (da 3 anni a questa parte) dai rubinetti di casa viene prelevata direttamente dal lago Albano o, per meglio dire, dal pozzo Acea ‘Sforza Cesarini’ situato a ridosso del bacino lacustre, a pochi metri dalle sue sponde.
300 litri d’acqua circa al secondo H-24, ossia quasi 26mila metricubi al giorno, una quantità di acqua sufficiente a riempire 123 appartamenti di 70 metri quadrati, con soffitto alto 3 metri, ogni 24 ore: tutto questo per 12 mesi l’anno, senza alcuna sosta, né d’estate né d’inverno.
Il dissanguamento d’acqua del lago Albano
L’acqua prelevata dal pozzo Acea ‘Sforza-Cesarini’ di Castel Gandolfo viene inviata con le pompe di sollevamento (dotate di gruppi di continuità, in caso di blackout, per non fermare mai il servizio, per nessuna ragione) al centro di smistamento Acea di Albano, situato a due passi dal convento dei Frati Cappuccini/Fratte Ignoranti e, da lì, smistata ai territori di pertinenza.
A tutto ciò, si aggiungono poi anche i prelievi diretti del Vaticano, per le ville Pontificie, quelli di Eni, per una sua nota struttura di zona, oltre a quelli di vari privati attivi nei pressi del bacino. L’acqua prelevata dal lago Albano quindi dovrebbe essere in totale pari a circa 700 litri al secondo, H-24, 12 mesi l’anno, litro in più, litro in meno.
Si cercano di limitare i prelievi diretti
A breve, come avevamo già annunciato in precedenza, è attesa una riunione inter-istituzionale convocata dalla gentile Autorità di Bacino dell’Appennino Centrale, con la quale siamo in diretto contatto. È attesa la presenza anche della Regione Lazio, di Acea, Vaticano e dei tre Comuni interessati, per studiare delle alternative a breve-medio termine che permettano di non lasciare a secco i cittadini e gli Enti, ma allo stesso tempo di tagliare quanto prima in modo consistente anche i prelievi diretti di Acea e delle altre Autorità dal lago Albano che stanno ‘uccidendo’ il povero bacino, le cui acque arretrano sempre di più e la cui spiaggia diventa sempre più lunga e desolata.
Dei contatti indiretti, tra almeno una parte di questi stessi Enti, vi sarebbero già stati, per studiare delle alternative che permettano di trovare altrove almeno una parte dell’acqua mancante, senza attendere l’avvio, da parte di Acea, dell’ampliamento delle condotte idriche del Peschiera e del Simbrivio, opere infrastrutturali che richiedono tempi lunghi, almeno 2 o 3 anni, così ci viene riferito.
Presto, vi saranno novità in merito. E noi ve le riferiremo.
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