L’uomo aveva cento oggetti nello stomaco: batterie, mollette da bucato, spille touch, punte per trapano, chiavi, brugole, accendini, pezzi di vetro e di ceramica, penne, monete, dadi, una candela dell’auto, bulloni, cucchiaini e persino una forchetta. Una vera e propria ferramenta. Subito l’intervento chirurgico di urgenza.
Il paziente, un uomo di mezza età, dopo il trasferimento dall’ospedale Goretti è stato operato con successo dal dottor Giuseppe Cavallaro, responsabile dell’Unità operativa di chirurgia generale a gestione universitaria attiva presso l’Icot, Istituto chirurgico ortopedico.
Un possibile caso di picacismo, un disturbo alimentare che porta a mangiare oggetti non commestibili.
«Sono stato chiamato per una consulenza riguardo a questo pazienti, che presentava diversi corpi estranei nello stomaco – racconta Cavallaro all’Adnkronos Salute – che ho provveduto immediatamente a rimuovere con intervento chirurgico, che fortunatamente è riuscito bene e il paziente è salvo».
Che cos’è il picacismo
Il picacismo, noto anche come allotriofagia o, più semplicemente, pica, è un disturbo del comportamento alimentare che porta all’ingestione prolungata di sostanze non nutritive nel tempo, come terra, sabbia, carta, gesso, legno e cotone, o nei casi più estremi anche oggetti piccoli o di media grandezza.
Il termine “pica” deriva dal latino e significa gazza, un uccello famoso per la sua tendenza a beccare oggetti non commestibili.
Alla base di questa strana abitudine si trova spesso un’anemia da carenza di ferro. Il disturbo può regredire con la correzione della carenza, e nel caso delle donne in gravidanza, con la fine della gestazione. Nei bambini, a volte, il picacismo può essere un sintomo di parassitosi intestinale o di malattia celiaca, entrambi associabili a disturbi del metabolismo del ferro e di altri minerali.
Più raramente, il picacismo può essere collegato a un disturbo ossessivo-compulsivo e viene riconosciuto come tale dal DSM-V, il manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali.
Interessante è il fatto che il picacismo non colpisce solo gli esseri umani.
Nei gatti, ad esempio, si manifesta come un disturbo comportamentale con una predilezione per succhiare abiti di lana.
Anche altri animali, come i cani, possono sviluppare il picacismo a causa di stress, comportamenti viziosi o persino a causa di processi neoplastici cerebrali.
Questa strana abitudine può predisporre a occlusioni esofagee, piloriche, intestinali o torsioni gastriche, quadri clinici che richiedono interventi chirurgici, talvolta di estrema urgenza.
In conclusione, il picacismo rappresenta un fenomeno complesso che può avere diverse cause sottostanti, dall’anemia da carenza di ferro a disturbi mentali, e coinvolge non solo gli esseri umani, ma anche alcuni amici a quattro zampe. La comprensione e la gestione di questo disturbo richiedono un approccio multidisciplinare che coinvolga medici, psicologi e veterinari.
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