LIMONI SPREMUTI
Infatti il Sindaco di Latina Giovanni Di Giorgi ha dato mandato agli uffici competenti di individuare una collaborazone esterna all’amministrazione, “ad alto contenuto professionale”, per la ricognizione, la valutazione e la valorizzazione degli “asset” societari tangibili e intangibili, delle società partecipate dal Comune; in particolare della Terme di Fogliano Spa. Con la classica definizione tecnocratica quindi si dice che bisogna far cassa (dopo aver svuotato la cassa) vendendo quello che si ha a disposizione, partendo dai beni patrimoniali, senza escludere le altre società partecipate dal Comune stesso: cioè Latina Ambiente, Acqualatina e la Società Logistica Merci (SLM) di Latina Scalo. A loro volta tutte indebitate fino al collo.
ACQUE LETALI, MA LE CHIAMANO TERME
Nello specifico, l’incarico per questo “asset” termale è finalizzato alla “valutazione dei prezzi di mercato della concessione mineraria e dei correlati diritti di sfruttamento, oltre che della quota azionaria detenuta dal Comune di Latina”. In buona sostanza l’amministrazione comunale va cercando oggi, a dieci anni dalla messa in liquidazione della società e con il settore termale in fortissima crisi, quanto vale lo sfruttamento della famosa acqua salsobromoiodica che tutti i mali doveva curare e che nel frattempo si è rivelata una gigantesca “bufala”. Lo ha dimostrato nel 2005 uno studio commissionato dalle organizzazioni agricole CIA, Coldiretti e Confagricoltura e finanziato dalla Camera di Commercio di Latina. L’acqua cosiddetta termale in realtà era ed è un concentrato di anidride carbonica ed acido solfidrico (sostanze letali per gli esseri umani e gli animali). Anche in questo caso un po’ di memoria inquadra perfettamente l’evoluzione attuale e finale di tutta la storia.
POZZI SENZA APPALTO
Nel 1987 il Comune di Latina (Sindaco D.C. l’andreottiano Delio Redi) acquistò l’intero pacchetto azionario della società dal Comune di Roma, che all’epoca controllava il capitale di maggioranza della Società Mineraria del Trasimeno SpA, titolare di un generico diritto di sfruttamento delle cosiddette Terme di Fogliano. Cosiddette perché in realtà si trattava di due vecchi pozzi scavati negli anni ’60 per cercare petrolio in quell’area.
ZERO ANALISI PER 5 ANNI… E REGALONE PER UN SECOLO
Ma invece di far fare le analisi a ciò che usciva da quei pozzi, come un normale padre di famiglia avrebbe fatto, il Sindaco Finestra restò a guardare per cinque anni. La questione riesplose nel 2002, in piena campagna elettorale, pochi giorni prima della scadenza del suo secondo ed ultimo mandato. Apparentemente senza consultare nessuno, ma, a quanto risulta dalle cronache, debitamente istruito dal suo “City Manager” Roberto Tana (ex Vice presidente dell’IRI all’epoca della privatizzazione di Condotte SpA), il Sindaco uscente decise di dare in concessione e in gestione l’inesistente complesso termale, oltre all’altrettanto fantomatico e attiguo Parco Tematico, alla società Central Parks Spa. L’accordo durava quasi un secolo: 50 anni di concessione, più altri 49 di eventuale rinnovo.
A LORO INSAPUTA…
Il Sindaco subentrato Vincenzo Zaccheo poi annullò quest’ultima decisione del suo predecessore. Finestra minacciò di divulgare un dossier di portata “atomica” che però non vide mai la luce. Ma la trama era tutt’altro che conclusa: anzi, il bello doveva ancora venire. In quel lasso di tempo infatti, il Presidente del CdA di Terme Salvatore Apostolico, senza battere ciglio e a sua volta senza confrontarsi ufficialmente con il Consiglio comunale di Latina (suo azionista di maggioranza) scrisse a Condotte SpA una lettera in cui riconosceva il debito miliardario reclamato da quella società per i lavori svolti. Codice civile alla mano la cosa sarebbe stata impossibile (era un evidente debito fuori bilancio per il Comune), ma a Piazza del Popolo n. 1, sede del Municipio e sede della società che lui rappresentava, ufficialmente nessuno ne seppe nulla.
PICCIOTTI, NESSUN COLPEVOLE
Nell’ottobre 2003 la società Condotte notificò alla Terme di Fogliano SpA un atto ingiuntivo per il pagamento di circa 4,5 milioni di euro. Anche in questo caso dentro il Comune di Latina nessuno si accorse di niente o prese decisioni su quell’atto: un documento di così vitale importanza per le casse del Comune risultò ufficialmente “disperso”.
RISULTATO: DEBITI”ˆE”ˆSVENDITA
Di conseguenza ai malcapitati ultimi amministatori non è restato altro che chiedere ai loro azionisti di decretare lo scioglimento della Terme di Fogliano SpA; come beffa risultò che persino l’intero capitale sociale se ne era andato in fumo tra compensi e gettoni di presenza vari ai passati componenti del CdA. Un lavoro certosino, senza dubbio. Nominato il liquidatore (rimasto in carica quasi 10 anni e nominato nel frattempo anche liquidatore della SLM di Latina Scalo), attraverso l’assemblea dei soci del luglio scorso, lo stesso ha chiesto di procedere alla vendita degli immobili “termali” di Capoportiere.