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Brucia l'impianto di Malagrotta a Roma

Natale con l’ennesimo rogo di rifiuti. Roma, Gualtieri e i romani ora ci hanno stufato

Incendio impianto di Malagrotta a Roma
Centinaia di Vigili del fuoco hanno trascorso la vigilia di Natale tra il fumo e le fiamme dell’impianto di trattamento dei rifiuti di Malagrotta, a Roma.
L’ennesimo incendio a un impianto di rifiuti nel Lazio è iniziato ieri pomeriggio intorno alle ore 15.30, quando 4 squadre dei Vigili del fuoco si sono recate all’impianto di via Malagrotta n. 257.

Incendio impianto di Malagrotta a Roma

Le squadre avevano al seguito 2 autobotti, autoscale, Carro schiuma e Carro autoproiettori, perché si è subito capito trattarsi di un incendio importante, che avrebbe impegnato gli operatori fino anche alla notte di Natale

Natale tra le ceneri

Le operazioni sono proseguite per tutta la notte fino al totale spegnimento delle fiamme, ma questo tipo di incendi non si ferma a questo punto. È molto facile che si possano sviluppare nuovi focolai dal materiale incandescente sotto le ceneri.

Per questo le operazioni di raffreddamento e smassamento dei rifiuti stanno proseguendo anche nella giornata di Natale.

Incendio impianto di Malagrotta a Roma Incendio impianto di Malagrotta a Roma

Le operazioni sono talmente complesse che si è dovuti ricorrere al supporto di squadre e mezzi VF provenienti dalle regioni limitrofe quali Campania, Abruzzo, Umbria, Molise,Puglia e Toscana.

La Direzione regionale dei VVF Lazio ha richiesto anche l’invio di personale GOS (Gruppo Operativo Speciale) con i mezzi di movimento terra. Sono le squadre impegnate anche nei terremoti e nelle alluvioni.

E Malagrotta brucia di nuovo

A bruciare stavolta è l’impianto TMB1 di Malagrotta. La zona è già stata interessata da altri incendi nel passato. In particolare il recente incendio del giugno 2022, che partito dal capannone del gassificatore si era poi esteso all’impianto il Tmb2, il più grande, che tratta 900 tonnellate di rifiuti indifferenziati al giorno.

E subito si gridò all’EMERGENZA RIFIUTI!!!


Leggi anche: A fuoco impianto rifiuti di Malagrotta, catastrofe ambientale. A Roma finestre chiuse

Incendio di Malagrotta del 2022
Incendio del TMB2 di Malagrotta nel 2022

 


Ma basti ricordare anche gli incendi dell’impianto di Roncigliano del 2016 o quelli di Rocca Cencia del 2019 e 2020. Anche l’incendio della Eco X di Pomezia rientra in questo genere di particolare casistica che sembra interessare solo gli impianti di trattamento rifiuti nel Lazio.

Strategia delle Ecomafie?

Non sono supposizioni giornalistiche, ma anche dalle autorità ufficiali si parla apertamente della presenza di una vera e propria strategia delle Ecomafie nel Lazio. Ovvero della creazione ad arte di un sistema di emergenza continua nel settore del trattamento dei rifiuti.

Questa emergenza comporta costi altissimi, un fiume di denaro di cui evidentemente qualcuno se ne avvantaggia. L’importante è che a Roma il problema dello smaltimento dei rifiuti non deve essere risolto.

L’incapacità e la cecità dei politici (non vogliamo supporre addirittura una connivenza) sono terreno fertile per chi, pur di fare montagne di soldi, non si preoccupa di lasciare Roma sotto montagne di rifiuti e magari bruciando qualche impianto di tanto in tanto.

Inceneritore o differenziata?

La volontà di Gualtieri, ma anche di altri politici che lo hanno preceduto, di insistere su un progetto inutile e dannoso come l’inceneritore che dovrebbe essere creato a Santa Palomba aumenta il caos rifiuti.

L’unica soluzione è che Roma (e i romani soprattutto) deve imparare a differenziare bene e subito. Una soluzione che ci impone l’Europa, non per un capriccio di qualcuno a Bruxelles, ma perché è l’unica soluzione che funziona, adottata, sperimentata e vincente nelle maggiori capitali europee.

Anche con la raccolta differenziata una piccola quota di indifferenziato si produce comunque. Una quota che si riduce enormemente poi dopo appositi trattamenti. Certo che un impianto finale di incenerimento dovrebbe pur esserci, ma non avrebbe nulla a che vedere con i mostri come quelli che vogliono costruire.

Il mostro di Santa Palomba

Un impianto come quello che vogliono costruire a Santa Palomba distruggerebbe la falda acquifera dei Castelli romani (già in difficoltà con i prelievi al lago Albano), congestionerebbe la viabilità della zona industriale con 150 camion al giorno di immondizia da scaricare. E per quanto vengano sbandierati i nuovi filtri, questi non riuscirebbero a rendere completamente non inquinanti i funi che escono dagli impianti.

Ricordiamo sempre lo studio chiuso a chiave nei cassetti della Regione Lazio (ma pubblicato da Il Caffè) che ha certificato come nel raggio di 5 chilometri da impianti di trattamento rifiuti ci siano aumenti considerevoli di casi di tumore, per alcune tipologie addirittura del 100%.

E questo mostro bisognerà nutrirlo con quantità di indifferenziato che Roma potrebbe continuare a produrre solo non ampliando la raccolta differenziata. L’inceneritore non è un forno che accendi e spegni a tuo piacimento, deve essere alimentato continuamente da quantità enormi di materiale.

L’assurdo è che alcuni inceneritori, addirittura, non avendo abbastanza indifferenziato da cuocere, sono costretti a bruciare la carta e la plastica differenziata, che invece sarebbe dovuta essere inviata al riciclaggio.

Inceneritore? Roma resterà sporca e puzzolente

Il paradosso dunque è che se si costruirà l’inceneritore, Roma si fermerà a sviluppare la differenziata. Contro tutte le leggi europee. Contro tutte le norme di salvaguardia della salute. Contro tutti i principi di vantaggi economici. Contro il buonsenso. E Roma, statene certi, senza il Porta a Porta e con ancora il sistema dei vecchi e zozzi cassonetti, resterebbe sporca e puzzolente.

La soluzione per Roma e per tutto il Lazio

Vale la pena ripeterlo per la centesima volta. Qualsiasi città italiana ed europea che ha adottato un sistema totale della raccolta differenziata tramite il Porta a Porta non se n’è pentita.

I cittadini stessi, una volta che si sono adattati al Porta a Porta dichiarano ovunque che non vorrebbero più assolutamente tornare indietro a vecchi sistemi, perché trovano il Porta a Porta comodo, pulito, funzionante e che inchioda ogni singolo cittadino alle proprie responsabilità.


Leggi anche: Latina: la grande maggioranza dei cittadini vota per il Porta a Porta


I grandi vantaggi del Porta a Porta

Sono numerosissimi i vantaggi di adottare un sistema di raccolta differenziata Porta a Porta.

Il materiale viene differenziato da ogni cittadino e può essere quindi riciclato e riutilizzato. Il Comune ottiene così anche un vantaggio economico a venderlo.

Niente più cassonetti puzzolenti per strada, dove alcuni buttano di tutto non rispettando la differenziazione, tanto sanno di poter agire nell’anonimato. Con il Porta a Porta chi sbaglia a differenziare è rintracciabile e, se persiste, viene punito.

La quota di indifferenziato si riduce del 90% e questo consente di costruire meno inceneritori e discariche, diminuendo anche le percentuali di tumori e altre malattie tra la popolazione.

Il materiale riciclato permette minori importazioni di materie prime dall’estero, migliorando la nostra bilancia commerciale.

Il servizio prevede anche un aumento dei posti di lavoro, il cui costo viene facilmente assorbito dai maggiori guadagni che il sistema di differenziazione comporta.

Infatti diventa molto più semplice rintracciare gli evasori della Tari. E poiché la tariffa Tari di ognuno di noi è calcolata in base a quante persone la pagano, per ogni evasore scoperto c’è unaconseguente diminuzione della nostra bolletta Tari.

Un esperimento con esiti straordinari

Sapete quanto materiale si può riciclare a casa? Col sistema dei cassonetti stradali il materiale riciclato si aggira intorno al 5%. A casa ho fatto personalmente un esperimento specifico.

Per settimane e settimane ho differenziato con molta attenzione ogni materiale da buttare, grazie anche ai suggerimenti dell’app Junker che aiuta moltissimo.

Ebbene, ho gettato il mio secchio dell’indifferenziato dopo ben 8 settimane. E non perché fosse pieno (era ancora solo a metà) ma soltanto perché qualche materiale rischiava di iniziare a ‘puzzare’.

In quelle 8 settimane ho gettato 8 secchi pieni di carta, 8 secchi pieni plastica e metalli, 8 secchi pieni di vetro, 16 secchielli pieni di umido.

Se dovessi fare un calcolo dei pesi delle materie gettate, penso che l’indifferenziato non abbia raggiunto nemmeno il 3%.

Mi sono accorto che in realtà tutto è riciclabile, sono davvero pochissime le cose che vanno gettate nell’indifferenziato.

Niente mega-inceneritori, niente mega-discariche, meno malattie, niente cassettoni puzzolenti in strada, meno topi, gabbiani, cinghiali in giro, più posti di lavoro, bolletta della Tari più bassa, meno evasori, più guadagni per il mio Comune, meno importazioni di materie prime.
E tutto questo soltanto grazie al fatto che ho fatto attenzione di quale sia la differenza tra una buccia di banana e un foglio di carta e dove debbano essere gettate.

Cari romani, è così difficile?

25/12/2023
Stefano Carugno
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