Benedetta Fabietti ha preso spunto da alcune recenti dichiarazioni per cercare di capire l’opinione che i giovani latinensi hanno e quale futuro vorrebbero.
L’antefatto al Ministero della Cultura
Durante l’audizione al Ministero della Cultura del 4 marzo scorso, nell’ambito della presentazione del dossier Latina Bonum Facere, è stato chiesto alla Commissione per Latina (composta dal Sindaco Celentano, l’Assessore all’urbanistica Muzio, l’Architetto Cavallo, incaricata curatrice della candidatura e la Dott.ssa Lo Rillo, Direttrice dei Musei Civici comunali) se, nella visione di Latina Capitale della Cultura 2026, i giovani fossero contemplati come protagonisti del progetto stesso e, più in generale, della vita della città.
In risposta, l’architetto Cavallo ha sollevato la problematica dell’abbandono della città da parte dei giovani.
Successivamente l’Assessore Muzio ha preso la parola, asserendo che i giovani a Latina stanno benissimo.
Questa incompatibilità di dichiarazioni ha lasciato emergere alcune perplessità, sollevando il nostro interesse nei confronti della percezione che i giovani latinensi hanno della loro città e di come la abitano.
Abbiamo chiesto a persone tra i 16 e i 30 anni di esprimersi in merito. Tante le visioni emerse, le criticità e i punti di forza di una Latina dotata di grande potenziale, ancora in gran parte inespresso.
Parola agli studenti di Latina
Chiara, 24 anni: Ventennio fascista? Non cancellarlo, ma nemmeno esagerare
Non sono contenta che Latina non abbia vinto, ma di certo non sono sorpresa. Lo sono stata, piuttosto, quando l’ho vista candidarsi a Capitale della Cultura 2026. Non mi sembra una città che possa portare alcun contributo di cultura, se non il retaggio del ventennio fascista, da non cancellare assolutamente, ma neanche da valorizzare più del dovuto.
Nell’audizione al Ministero della Cultura, si fa vanto delle iniziative intraprese con La Sapienza, dimenticando che i giovani non sono solo quelli che studiano e che, in ogni caso, si può fare per gli studenti molto di più. È vergognoso che la Biblioteca Comunale versi nello stesso stato da anni, in una città ricca di fuori sede, non in grado di gestirli. Ma non c’è da stupirsi, se si pensa che il primo vero problema è negli spostamenti. La rete di trasporti non è stata minimamente implementata.
C’è pochissima tutela delle zone verdi, basta uscire dal centro per accorgersi di come stanno realmente le cose. Il tasso di criminalità è alto e nella maggior parte dei casi, trattasi di piccoli reati, che forse con un sistema di supporto socioeducativo adeguato, si sarebbero potuti evitare. Vedo Latina proiettata verso l’anzianità.
Ilaria, 25 anni: I giovani hanno pochi soldi. Per cui non interessano a nessuno
A Latina è complicato trovare un luogo di incontro con i coetanei sufficientemente grande per tutti.
Studio a Roma, perché la mia facoltà non è presente a Latina e vivo una situazione di disagio perché non ci sono corse sufficienti di autobus a disposizione per spostarmi serenamente da Roma a Latina. Potrei evitare di andare tutti i giorni a Roma, ma a Latina non c’è spazio sufficiente per tutti nelle aule studio.
Inoltre, non saprei dire se Latina offra pochi eventi o semplicemente li pubblicizzi male.
Spesso mi capita di sapere di un’iniziativa che mi può interessare il giorno stesso o, addirittura, il giorno dopo. Se, invece, mi capita di riuscire a partecipare, l’obiettivo che colgo è, non tanto quello di coinvolgere, quanto quello di sponsorizzare qualcosa. Non avendo i giovani un grande potenziale economico, poco importa coinvolgerli.
Eleonora, 22 anni: Un capoluogo senza un vero polo universitario
Le perplessità che avevo nei confronti della candidatura di Latina a Capitale della Cultura 2026 sono state confermate dai fatti. Non penso che la città sia priva di storia. Scegliere la nostra città sarebbe stata l’occasione per farla conoscere, al di là del fascismo.
Tuttavia, penso che questa candidatura sia prematura per come appare ad oggi la città.
Detto questo, secondo me L’Aquila rappresenta una città rinata e che rinasce. Merita la vittoria anche per acquisire visibilità e mettere in luce il tanto che c’è ancora da fare.
Tornando ai giovani di Latina, è stato detto che stanno benissimo. Questa affermazione mi lascia dubbiosa, in quanto io nella mia città non posso studiare.
La mia facoltà non c’è ed è una facoltà importante: scienze della formazione primaria. Gli spazi giusti per studiare non ci sono. Mi viene allora da capovolgere la domanda: “I giovani stanno benissimo in una città in cui non possono studiare?”.
Scegliere se affrontare la vita da fuori sede o da pendolare comporta comunque dei costi e questo crea discriminazione perché non è detto che tutti possano scegliere.
Raggiungere Roma, a causa della lontananza della stazione dalla città e della scarsità di corse dei pullman, costa ai pendolari un prezzo altissimo in termini di tempo ed energie.
È stato detto anche che è normale che i giovani vadano fuori città per poi tornare. Allora, Latina, non puoi definirti una città a misura di giovane. Deve essere una scelta quella di andare fuori, non un obbligo per potersi veder riconosciuto il diritto allo studio.
Ma poi, ci rendiamo conto dell’introito economico che deriverebbe dalla costruzione di un polo universitario come si deve a Latina?
Samuele, 16 anni: ecco cosa sogno per la mia città
Latina ha i suoi aspetti positivi e negativi.
È una città tranquilla, ma non so quanto questo sia a favore dei giovani.
Sogno un centro sportivo, un polo musicale, una biblioteca nuova, spazi di confronto per noi, anche con esperti. Sogno più piste ciclabili, strade sicure.
Giovanni, 17 anni: verso l’ibernazione sociale
Trovo che la dichiarazione dell’Assessore Muzio siano state un tentativo di riparare a quanto detto dall’ Arch. Cavallo, seppur giocassero nella stessa squadra. Non devono venire da Verona per dirci come stanno le cose.
La candidatura di Latina è stata azzardata, senza i giusti requisiti. La nostra è una città che va verso l’ibernazione, anche sociale. In centro o alle autolinee bisogna temere di imbattersi in risse, aggressioni. C’è uno spaccio a cielo aperto.
Riconosco che sul piano dell’ambiente e dei rifiuti sono stati fatti dei passi avanti, anche se diversi spazi sono ancora fuori dalla logica della raccolta differenziata.
Artisticamente parlando, soprattutto dal punto di vista musicale, ci sono eventi interessanti.
Tanto si potrebbe ancora fare sul fronte dello sport. Tornei cittadini come Il Tosarello sono scomparsi, e se si fa sport è anche a grazie alle strutture parrocchiali, ma darci uno spazio non è competenza solo degli oratori.
Abbiamo un sala bowling, una da biliardo e dobbiamo farcele bastare.
Ci sono spazi come l’EXPO che potrebbero essere sfruttati al massimo e sono totalmente abbandonati a se stessi, nonostante siano nati per questo!
Sabrina, 22 anni: le potenzialità inespresse
Penso che Latina sia una città dal grande potenziale.
Tutto è a pochi passi: mare, montagna, borghi da visitare, buona cucina. Ma la città in sé offre veramente poco, limitandosi ad essere base di partenza per recarsi altrove.
Sara, 29 anni: tanta apparenza e poca sostanza
Trovo che Latina abbia un problema di mentalità.
Si pensa molto ad apparire, a raccontarsi come non si è, in particolare in vista di appuntamenti importanti per la città.
In questo modo si continuano a tappare buchi, o forse dovrei dire, buche, all’occorrenza, senza prendere le questioni sul serio, senza affrontarle con una pianificazione ragionata.
Una mentalità che si estende alle persone che la abitano.
Michele, 25 anni: i giovani o se ne vanno o si spengono
Questa candidatura è nata in modo sbagliato, però la cosa che fa più male è che non sono stati incontrati e ascoltati i cittadini, tra cui i giovani.
Quando ci si presenta ad un progetto del genere, bisogna prima definire un’identità e una visione di città. Queste due cose a Latina servirebbero come il pane, ma sono processi lunghi.
Il progetto raccontava di una città vuota perché mancava la comunità cittadina al suo interno, e di questa comunità fantasma fanno parte anche i giovani.
Da qui poi nasce il discorso di Annalisa Muzio che è totalmente scollato dalla realtà. L’architetta Cavallo, paradossalmente (essendo originaria di Verona) è cascata nella realtà dei fatti.
Il principio su cui si basa il progetto di Latina Capitale della Cultura, ovvero quello della città territorio, non è sbagliato. Va studiato meglio, ma soprattutto va reso sostenibile per le persone che prima di tutto ci vivono.
I giovani se ne vanno perché qui, molto spesso, rappresentano del potenziale inespresso, che purtroppo, diventa represso e tende ad usurarsi. Senza energia che circola, le persone, o se ne vanno, o si spengono.
Una possibile soluzione potrebbe essere quella di cominciare a parlare non di cultura, bensì di politiche culturali.
Come fa la comunità ad esprimersi? Dovremmo ragionare tutti su come sentirci più a casa qui, a Latina. Dico “tutti” perché penso che quegli spazi che mancano ai giovani, siano indispensabili in realtà per tutti.
Latina, per essere prima di tutto un posto accogliente e uscire dal triste torpore provinciale, deve smettere di essere la città dei pochi e cominciare ad essere la città di tutti.
Alberto, 24 anni: stiamo regredendo… al miglior offerente
Latina ai giovani non offre nulla, se non serate in discoteca una volta ogni tanto e validi eventi culturali massimo due volte l’anno.
Abbiamo strutture adibite a qualsiasi tipo di evento, personale tecnico preparato, ma l’unica cosa che conta è la lotta di supremazia in favore del miglior offerente.
C’è stato un tempo in cui le iniziative avevano uno scopo, erano correttamente pubblicizzate e le persone partecipavano perché piene di entusiasmo e di vita. Stiamo regredendo.
Giulia, 22 anni: Ho rivalutato Latina (proprio contro L’Aquila)
Devo dire che fino a quest’anno ho sempre pensato che Latina fosse una città poco stimolante per noi giovani.
Tolta la via dei pub, niente di più.
Quest’anno per motivi di studio mi sono spostata proprio a L’Aquila e ho rivalutato Latina. Non la ritengo comunque il massimo perché, se potessi scegliere tra Roma e Latina, ovviamente sceglierei Roma.
Jessica: Manca la valorizzazione
Avere Roma vicino è a volte un alibi, a volte uno svantaggio.
Concerti, convegni, esposizioni si concentrano nella Capitale e forse questo contribuisce al mancato sviluppo di Latina.
Trovo comunque che a Latina ci sia molto, paesaggisticamente, architettonicamente, culturalmente parlando.
Manca valorizzazione, un pizzico di innovazione, modernità, apertura. Alle giovani menti non basta la passeggiata il sabato sera in via dei pub.
Ana, 23 anni: Valorizzare la multiculturalità
Non ho trovato molto senso alla candidatura di Latina a Capitale della Cultura 2026. C’è ancora tantissimo da fare per arrivare a definirla così.
Il potenziale c’è, ma mancano collaborazione e organizzazione. Non vengono valorizzate neanche le tradizioni.
Latina nasce dall’incontro di moltissime culture. Quelle storie, quei racconti, quei talenti non vengono messi a frutto. Vedo, invece, la voglia di staccarsene, in favore di uno stile più al passo con i tempi, ma non mi sembra che questo renda la situazione migliore.
Jole, 26 anni: Lavoro per i giovani con contratti ridicoli
Il discorso è più ampio: i giovani non vanno via solo da Latina, i giovani vanno via dall’Italia e bisogna prenderne atto.
Qui c’è poco lavoro, i contratti che offrono, quando ne offrono, sono ridicoli.
Per non parlare della difficoltà nel trovare un appartamento in affitto per due giovani che vogliono iniziare a metter le basi per un futuro. Anche io, se non avessi le mie radici qui, sarei la prima ad andarmene.
Francesco, 24 anni: Latina è come una stanza insonorizzata
Latina è sterile, in stallo, una città dormitorio. La vedo come un posto in cui è piacevole stare dal punto di vista del clima e del paesaggio. Ma, al di là di questo, siamo sotto lo zero.
I giovani il sabato sera, se non spendono soldi, non hanno garantito alcuno svago. E i cittadini come possono esprimersi senza luoghi di incontro aperti e gratuiti?
Non ci sono opportunità per far fiorire pensieri e progetti. I giovani sono fatti di questo e, per questo, vanno via.
È una città rinchiusa in se stessa. Una stanza insonorizzata. Se urli qui dentro, nessuno ti sente
Matteo, 20 anni: Giovani omologati. Ma la cultura è diversità
Latina è spenta. Il massimo della vitalità in quartieri come Q4 e Q5 è rappresentato dalle persone che passeggiano con i loro cani al guinzaglio. E la preoccupazione più grande è che anche i parchi sono vuoti; quindi, bisogna prendere atto di un cambiamento che sta avvenendo anche dal punto di vista sociale.
I ragazzi che si concentrano in Piazza del Popolo sono annoiati. Questo li porta a devastare quello che hanno davanti. Non sanno dove sfogare quell’energia che, se messa a frutto, fa grandi cose.
Si omologano esteticamente perché è la cultura che crea differenza e diversità. E la cultura a Latina manca. Omologarsi è rassicurante, ma molto pericoloso perché chiude e uccide i giovani.
Quelli che possono economicamente, optano per far serata a Roma, ma la nostra città è un capoluogo di provincia, seconda nel Lazio per popolazione. Perché deve vivere alle spalle della Capitale?
Inoltre, la frequenza di incidenti stradali è spaventosa. Con che faccia ci candidiamo a Capitale della Cultura con strade con buche grandi come crateri?
Matteo, 24 anni: Latina non è dalla parte dei giovani
Trovo che l’argomento “gioventù” viene tirato fuori dal cilindro quando serve.
All’atto pratico, non mi pare si sia mai fatto più di tanto per i ragazzi della città. Poi mi chiedo perché la figura del giovane debba essere associata per forza allo studio? È discriminante e svilente.
I ragazzi che hanno voglia di lavorare, perché devono esser visti e trattati come cittadini di serie b?
Latina non sta dalla parte dei giovani, inutile girarci intorno.
Gabriele, 27 anni: Capitale della Cultura? Siamo ancora lontani
Il fatto che sia stata l’Architetta Cavallo ad asserire che i giovani da Latina vanno via, fa capire che un tecnico esterno preparato è riuscito a capire come stanno realmente le cose e l’ha detto.
Latina ha un potenziale grandissimo nel turismo, incastonata tra mare, laghi e montagne.
Con San Marco patrono della città potremmo regalarci dei bellissimi giorni di festa o promuovere una grande sagra del primo settore che valorizzi i prodotti locali.
Ma diventa Capitale della Cultura un luogo che sa tramandare ai giovani la sua ricchezza e nutre le loro aspettative. Latina è ancora lontana.
I giovani di Latina hanno le idee chiare. Ascoltarli può essere davvero la chiave di volta per un cambiamento più grande che racconti finalmente la Latina di tutti.
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