A scattare la fotografia è l’Istat, Istituto nazionale di statistica, secondo cui le ragioni vanno ricercate in fattori fisiologici, presenti in tutte le infrastrutture idriche, in quanto «non esiste un sistema a perdite zero».
E, ancora, a rotture nelle condotte e vetusta degli impianti, prevalente soprattutto in alcune aree del territorio, a fattori amministrativi, dovuti a errori di misura dei contatori, e agli allacci abusivi.
In sintesi, e come se andassero persi 157 litri al giorno per abitante, una quantità che, complessivamente, soddisferebbe le esigenze idriche di 43,4 milioni di persone per un intero anno, cioè di circa il 75% della popolazione italiana.
Le Regioni peggiori
Sebbene le perdite idriche siano consistenti in tutto il territorio nazionale, e evidente una notevole differenza tra il nord, il centro e il sud. In nove regioni la dispersione e superiore al dato nazionale, con i valori più alti in Basilicata (65,5%), Abruzzo (62,5%), Molise (53,9%), Sardegna (52,8%) e Sicilia (51,6%). Di contro, tutte le regioni del nord hanno un livello di perdite inferiore, con Veneto (42,2%) e Friuli-Venezia Giulia (42,3%) in linea col dato nazionale.
Nella provincia autonoma di Bolzano (28,8%), in Emilia-Romagna (29,7%) e Valle d’Aosta (29,8%) si registrano le perdite minori.
Il caso Latina
Guardando ai capoluoghi regionali, in più di uno su tre si registrano perdite totali in distribuzione superiori al 45%. Le condizioni di massima criticità, con valori pari ad almeno il 65%, sono a Potenza (71,0%), Chieti (70,4%), L’Aquila (68,9%), Latina (67,7%), Cosenza (66,5%), Campobasso (66,4%), Massa (65,3%), Siracusa (65,2%) e Vibo Valentia (65,0%).
Una situazione infrastrutturale più favorevole, con perdite inferiori al 25%, si verifica in circa un capoluogo su quattro. Perdite inferiori al 15% si rilevano in sette città: Como (9,2%), Pavia (9,4%), Monza (11,0%), Lecce (12,0%), Pordenone (12,1%), Milano (13,4%) e Macerata (13,9%).
Chi si fida dell’acqua del rubinetto?
A preoccupare a livello nazionale è anche la qualità dell’acqua.
Nel 2023, le famiglie che dichiarano di non fidarsi a bere l’acqua di rubinetto sono il 28,8%. Il dato e stabile rispetto al 2022, anche se, spiega l’Istat, «riflette una preoccupazione decisamente minore rispetto a 20 anni fa (erano il 40,1% nel 2002)».
Permangono invece notevoli differenze sul piano territoriale: si passa dal 18,9% nel Nord-est al 53,4% nelle Isole. A livello regionale, le percentuali più alte si riscontrano in Sicilia (56,3%), Sardegna (45,3%), Calabria (41,4%) e Abruzzo (35,1%).
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