Per questo hanno presentato ricorso al Tar, il tribunale amministrativo regionale.
Si trattava di “Aggiornamenti relativi all’anno 2023, delle misure unitarie dei canoni per le concessioni demaniali marittime”. Il Comune di Anzio ha chiesto per il 2023 allo stabilimento 78.862 euro, mentre il Comune di Nettuno 25.775 euro.
Oltre 100 mila euro insomma, contro i circa 75 mila pagati l’anno precedente. Un aumento non adeguato rispetto agli adeguamenti Istat.
L’esito del ricorso al Tar dello stabilimento balneare nei confronti dei comuni di Anzio e Nettuno
“La società ricorrente ha dedotto l’illegittimità degli atti gravati per “eccesso di potere, violazione di legge, errore sui presupposti di fatto e di diritto, genericità, carenza e contraddittorietà della motivazione”, in quanto sarebbe stato applicato ai fini dell’adeguamento del canone un indice statistico non previsto dalla legge”.
C’è però un problema: “Deve essere dichiarato il difetto di giurisdizione del giudice amministrativo per essere l’intera controversia devoluta alla cognizione del giudice ordinario, dinnanzi al quale il giudizio potrà essere riproposto secondo le condizioni ed entro i termini di legge”.
Insomma non è al Tar che bisognava rivolgersi, ma al giudice ordinario. Tutto da rifare e soprattutto 100 mila euro che ancora restano nel “limbo” della legittimità.
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