Il via libera alla prima grande opera di restauro delle antiche vestigia, fin’ora lasciate forse in uno stato di semi-abbandono, è arrivato a fine aprile, anche se la notizia è stata diffusa solo ora.
I fondi arriveranno nell’ambito dei progetti finanziati per il Giubileo 2025. In particolare, i progetti finanziati saranno quelli relativi all’epoca ‘Dalla Roma Pagana – così si legge nei documenti ufficiali alla Roma Cristiana’.
Tempio di Diana, il primo restauro (serio) della storia
In gran segreto, nei mesi scorsi la Soprintendenza ha svolto tutte le indagini preliminari del caso, e ha commissionato una relazione finale, completa di rilievo ed indagini preliminari.
I fondi sono stati assegnati dal Ministero dell’Economia e delle Finanze al Ministero del Turismo, che ha individuato la Soprintendenza come uno dei soggetti attuatori.
L’intervento prevede il restauro delle strutture archeologiche visibili lungo la visita e la valorizzazione, anche con la riqualificazione di percorsi per la fruizione al pubblico, dell’Area del Santuario di Diana nel Comune di Nemi.
Una grande ‘attrazione’ turistica dei Castelli Romani
L’intervento ricade nel territorio comunale di Nemi. Consiste il restauro delle strutture archeologiche visibili lungo la visita e la valorizzazione. Anche con la riqualificazione di percorsi per la fruizione al pubblico che dovranno essere realizzati tramite passerelle in legno tipo teak poggiate a terra, lungo l’area del Santuario di Diana nel Comune di Nemi.
Nuove passerelle/cammini in legno
Il tempio/Santuario è di epoca pre-romana. Aveva una estensione pari a 3 volte l’attuale piazza San Pietro, a Roma, epicentro della cristianità. Costituiva l’area religiosa pre-romana più grande del mondo della latinità.
In questa zona si recavano i fedeli che avevano bisogno di chiedere aiuto alla Divinità. Diana aveva anche le sue vestali/collaboratrici. Prima tra tutte Egeria, la cui fonte omonima, poi spostata a Roma, si trovava a poche centinaia di metri dal tempi/santuario di Diana Nemorense.
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