Un impianto che il Comune stesso nei documenti ha ‘ribattezzato’ come Inceneritore dei Castelli Romani.
Una mozione (per leggerla, clicca qui) è stata votata all’unanimità dei presenti (di maggioranza e opposizione) il 24 luglio scorso con oggetto: “Commissariamento Rifiuti Roma Capitale e progetto di Inceneritore dei Castelli”.
Inceneritore di Roma, la Regione Lazio decide “Sì” o “No”
Il prossimo autunno, difatti, inizierà in Regione Lazio un percorso autorizzativo, che si profila decisamente ostico, che dovrà portare l’Ente Regione Lazio ad esprimere o meno il proprio Paur, ossia il Provvedimento Autorizzatorio Unico Regionale Con il Paur positivo in pratica si darebbe l’avvio al cantiere.
In sostanza, la Regione Lazio ed il suo Governatore, Francesco Rocca, dovranno dire ‘Sì’ o ‘No’ al progetto ed all’impianto stesso.
Il Comune di Ciampino, per quanto di sua competenza, chiede quindi alla Regione di dire ‘no’ all’impianto stesso, con la sua recente mozione.
L’impianto brucia-rifiuti dovrebbe bruciare 600mila tonnellate di rifiuti l’anno, una quantità molto grande, superiore alle esigenze pure elevate della Capitale. Dovrebbe sorgere sull’ultimo lembo a sud del territorio del comune di Roma Capitale. Un pezzo di terra al confine coi Castelli Romani, in zona Santa Palomba, a ridosso del confine col comune di Albano Laziale, a due passi da Ardea e Pomezia.
L’impianto è stato approvato dal sindaco di Roma Roberto Gualtieri, in quota Pd, nominato durante il Governo Draghi anche commissario per il Giubileo 2025 con incarichi anche in tema di rifiuti.
Sull’inceneritore, indagano Procura di Roma e Commissione Ecomafie
Da marzo scorso, certo, sull’inceneritore penda anche una inchiesta della Procura di Roma e della Commissione Ecomafie.
5 mesi fa difatti i militari della Guardia di Finanza hanno fatto irruzione nella sede Ama, la municipalizzata dei rifiuti capitolina. Le Fiamme gialle si sono mosse su mandato della Procura capitolina che sta indagando sull’inceneritore di Roma. Nel mirino dei magistrati ci sarebbero 3 tecnici di Lanuvio, Anzio e Albano.
L’indagine è partita a luglio 2023 da una querela promossa da 4 associazioni territoriali. ‘Salute Ambiente Albano’, ‘Pavona per la Tutela della Salute’, il comitato ‘UST-Uniti per la Salvaguardia del Territorio’ di Ardea e infine ‘Latium Vetus’ di Pomezia.
Terreno dell’inceneritore: prezzo troppo alto?
L’indagine e la relativa querela riguardano, in particolare, il valore del terreno su cui il primo cittadino di Roma, Roberto Gualtieri, pretende di costruire il mega inceneritore di Roma da 600mila tonnellate annue. Parliamo di una quantità di rifiuti enorme, superiore addirittura anche alle esigenze pur cospicue della città eterna.
Il terreno prescelto è situato non solo davanti alla sede del colosso del commercio Amazon e a due passi da una sede locale di Acea, ma soprattutto sull’ultimo lembo di territorio romano, in località Santa Palomba, praticamente attaccato ai territori dei comuni di Ardea e di Albano.
Molto vicino c’è anche la discarica di Albano di proprietà dello storico patron dei rifiuti di Roma e dintorni, Manlio Cerroni, per cui la zona, anche industriale, sopporta già oggi un notevole carico di inquinamento e sfruttamento delle risorse idriche.
Nel ‘mirino’ della Procura vi sarebbero 3 tecnici di Lanuvio, Anzio e Albano. Quel terreno è stato comprato da Ama, la municipalizzata dei rifiuti di proprietà del Comune di Roma, al prezzo di circa 7,7 milioni di euro.
Roma ha deciso a chi vanno le fetta della torta “inceneritore”
Proprio nei giorni scorsi, il Comune di Roma ha diramato una nota stampa. Una nota con la quale ha comunicato che “La Commissione nominata per l’affidamento della concessione per la realizzazione del termovalorizzatore ha concluso i suoi lavori, proponendo l’aggiudicazione della gara al raggruppamento di impresa composto da Acea Ambiente, quale capogruppo, ed altre aziende del settore: Hitachi Zosen Inova AG, Suez Italy Spa, Vianini Lavori Spa e RMB Spa”.
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