La ragazza ha raccontato di essere stata legata, picchiata, minacciata di ustioni con l’acqua bollente. Ad avvertire i Carabinieri furono i genitori di lei, preoccupati per il lungo silenzio della figlia. Per giustificare i segni sul corpo della donna, il 38enne sostenne invece che i due hanno praticato semplicemente del “bondage”, una pratica sessuale in cui attraverso legatura e costrizione fisica si immobilizza il partner.
Il processo a carico di Daniele Bianchi è stato tra i più complessi e turbolenti che il Tribunale di Latina ricordi. Durante le udienze Bianchi ha profuso minacce agli avvocati che lo difendevano, per due volte è stato allontanato dall’aula e in un caso ha insultato e sputato contro il suo legale. Fino al punto che più nessuno voleva difenderlo. Il processo poi è passato in Cassazione. Infine, la condanna. Per Bianchi il Pm aveva chiesto 12 anni.
Daniele Bianchi tornerà davanti a un giudice il 10 aprile 2017 per un altro procedimento: fermato infatti dai Carabinieri il 5 febbraio 2016 per un controllo, si sarebbe spacciato per astrofisico ed è quindi imputato per “falsa attestazione a pubblico ufficiale”.