BISOGNA FARE PREVENZIONE
«Di solito sono fenomeni definiti impropriamente catastrofi. In natura si sono sempre verificati, perché l’uomo occupa sempre più superficie e poi perché il suolo è abbandonato all’incuria. La quantità d’acqua che cade ogni anno è grosso modo la stessa negli ultimi 50 anni; semmai c’è stato un aumento della piovosità a settembre ed ottobre (a fronte di una riduzione nei mesi estivi) con violenti nubifragi tra ottobre e novembre. Ma soprattutto, è cambiata la capacità del territorio di assorbirla. Non si può prevedere la quantità di millimetri d’acqua, ma certo è prevedibile un nubifragio. Quindi bisogna tornare a prendersi cura del suolo, prima di tutto facendo davvero prevenzione». Lo sta gridando con i suoi colleghi da tempo Roberto Troncarelli, presidente dell’Ordine dei geologi. Una categoria che spunta periodicamente, ma solo dopo danni e tragedie. «Noi invece dovremmo essere i tecnici del giorno prima, non quelli interpellati per rincorrere l’emergenza», spiega a il Caffè l’esperto. «Quello che serve innanzitutto è dunque la prevenzione, che però politicamente non paga, anche se fa risparmiare. È un problema che riguarda la classe politica, la quale investe solo in termini di consenso elettorale e nel breve periodo. Asfaltare un pezzo di strada o fare un parcheggio, lasciando però il quartiere nell’insicurezza, significa fare bella figura e prendere voti. Anche se poi se quelle porzioni di città diventano ancora più impermeabilizzate. Le alluvioni di solito nascono così».
INTERVENTI PARZIALI E PROGRAMMAZIONE SBALLATA
A che punto è la pianificazione? «Questo è il vero problema – si duole il presidente dei geologi laziali – i politici continuano ad autorizzare costruzioni in zone di cui si conosce la propensione al dissesto. Manca una visione ed una programmazione organica, di solito si procede con pezzettini di interventi senza affrontare e risolvere il problema alla radice e in modo strutturale, quindi l’intervento si rivela inutile. Alla Regione Lazio spesso si muovono così. Occorre una armonizzazione fra l’attuale massa enorme di impiegati dentro una grande quantità di enti ed organismi, dove non si più chi deve fare cosa. Per non parlare dell’intricatissima selva di norme e regole: roba da matti!».
APPELLO AI SINDACI
«Il vero responsabile del territorio è il sindaco – ricorda l’ingegnere -, chiamato anche a dotarsi di una struttura di protezione civile comunale. Prima di fare scelte urbanistiche, bisognerebbe fare un’attenta diagnosi dei rischi». «L’appello è quindi ai sindaci – conlcude Troncarelli -, loro sono i responsabili per legge, loro sono a capo dei Comuni che autorizzano l’edificazione e dipendo molto da loro la pianificazione urbanisitica: devono circondarsi di consulenti e collaboratori che non siano pirati ma abbiano a cuore l’ambiente e la popolazione. Più che la visibilità a fini elettorali, curino la sicurezza idrogeologica delle loro città, lascino ai loro figli e nipoti un territorio ordinato e sicuro».