La Divisione investigativa antimafia ha consegnato alle Camere un dossier in cui riepiloga l’attività svolta nella seconda parte del 2013 e fotografa lo stato del crimine organizzato in Italia. Per quanto riguarda Latina viene così specificato che in provincia “si registra la presenza di gruppi criminali eterogenei, non solo campani, ma anche calabresi, che mediante patti collaborativi mirano al controllo di molteplici attività economiche e al condizionamento delle amministrazioni locali”. Ricordata inoltre la presenza, soprattutto nel sud pontino e nella zona di Fondi, dove il Mof continua a suscitare gli appetiti del clan, di famiglie camorristiche casertane, dai Casalesi ai La Torre, e napoletane, come i Moccia, gli Esposito e i Mallardo, mentre a Formia sono radicati i Bardellino.
Un’analisi che segue un lungo elenco di arresti e sequestri per mafia compiuti in terra pontina e soprattutto tre processi che hanno scritto la storia della Gomorra pontina. Il primo è stato “Anni ‘90”, che ha portato alle condanne del cosiddetto gruppo Mendico di Castelforte, associazione mafiosa costituita nel sud pontino ai tempi della guerra di camorra tra i Casalesi e i La Torre. Poi c’è stato “Damasco”, che ha portato anche all’insediamento della commissione d’accesso al Comune di Fondi e l’allora ministro dell’interno, Roberto Maroni, a chiedere per due volte lo scioglimento per mafia di quel consiglio comunale. E infine “Sfinge”, quello sul gruppo criminale capeggiato da Maria Rosaria Schiavone, figlia del pentito Carmine, impegnato a dettare la propria legge tra il nord pontino e il litorale romano.