TUTTO PRONTO PER CHIUDERE, MA SI ASPETTA… COSA?
Leggi, sentenze e delibere comunali per dare il benservito ad Acqualatina ci sono. Da anni i cittadini di Aprilia hanno smontato pezzo a pezzo il giocattolo di questa assurda privatizzazione idrica, dimostrando di avere ragione, davanti a leggi e giudici. L’hanno individuata da tempo la via per uscire da questa babilonia esen-legge, a suon di rincari, debiti e prepotenze, cavilli e trucchi spudorati. «Bisogna agire velocemente e bene – avverte De Monaco, ormai un “luminare” in materia, utilissimo a giornalisti e ad amministratori disposti ad ascoltare, nel Lazio e in Italia – cioè conoscendo profondamente come funziona tutto il sistema ed evitando ogni minimo ed inutile rallentamento. Altrimenti ci ritroviamo ancora, in piena estate, a combattere coi distacchi forzosi: Acqualatina vuole vincere tenendo i cittadini con l’acqua alla gola». Ma l’Amministrazione s’imbarca in vie inspiegabilmente impervie e più lunghe.
COMUNE: COME PERDERE TEMPO INUTILMENTE
Lo scorso 21 aprile il Consiglio Comunale ha deliberato che entro 60 giorni Acqualatina e Ato4 (l’autorità dell’ambito idrico) devono riportare a quello previsto dalla legge il contratto di gestione, gravemente taroccato a tutto svantaggio di Comuni e cittadini, come riconosciuto anche da un’indagine della Regione. Basti pensare che hanno bloccato gli “sconti” in bolletta previsti in caso di disservizi e carenze, oltre 23 milioni di euro congelati, che Acqualatina dovrebbe dare come penale agli utenti. Ma se la sono presa comoda, in Comune: non avendo dichiarato la delibera immediatamente esecutiva, hanno perso altri 15 giorni per l’affissione all’albo pretorio (la bacheca ufficiale del Comune); e hanno notificato la delibera ad Acqualatina il 9 giugno… A farla breve, quei 60 giorni per mettere fuori gioco Acqualatina, potevano scadere il 22 giugno, invece del 9 agosto. Fermo restando che il Consiglio Comunale già a febbraio 2006 ha respinto espressamente il contratto di gestione con Acqualatina.
IL FAR WEST VA ANCHE CONTRO IL SINDACO
E la città aspetta, sottomessa ai disservizi e ai raid delle pattuglie idrauliche scortate da guardia armata per staccare l’acqua o ridurre il flusso in spregio di norme e sentenze, contro utenti che pagano al Comune, non morosi. E non è stata un’idea brillante quella del Sindaco D’Alessio di andare alla Conferenza dei Sindaci il 21 luglio: è finito sulla graticola, accerchiato dal branco dei Sindaci addomesticati, di Comuni che nemmeno hanno mai deliberato sul contratto con Acqualatina. Tali personaggi hanno schernito e bocciato l’intimazione del Comune di Aprilia, che comunque dei passi decenti li ha fatti.
PERCHé IGNORARE I CITTADINI?
Ma l’Amministrazione sembra mal sopportare la risolutezza e l’apporto del Comitato Acqua Pubblica. Di fatto i suggerimenti dei cittadini – finora dimostratisi giusti – sembrano essere vissuti quasi come lesa maestà, una fastidiosa ingerenza nelle cose di chi, a palazzo, la sa più lunga. «Il Sindaco e la sua maggioranza non hanno risposto al nostro invito per un confronto pubblico (vedi pag. 19, ndr) – dice De Monaco –: i Consiglieri Comunali, soprattutto, dove stanno? Innanzitutto loro, che dovrebbero recepire le istanze della cittadinanza e capire cosa accade, non brillano affatto, non stanno svolgendo il loro ruolo di indirizzo e di ponte tra volontà popolare e governo della città. Non stanno dando seguito al fermento civico, non coinvolgono i cittadini nelle decisioni. Questo è un errore madornale. Abbiamo preso coscienza che, nello squallore e sfascio politico generalizzato, si ricrea il senso della comunità e si riducono divisioni e schieramenti».
STACCARE L’ACQUA FA CRESCERE LA RESISTENZA
Ma gli staccatori d’acqua con guardia armata continuano a piombare sui contatori apriliani di chi paga al Comune. «Non si può più andare avanti con questo far west – dice De Monaco -, noi abbiamo sempre cercato di evitare attriti, agendo nella legalità, seguendo una via seria, civile, trasparente, chi contesta Acqualatina non si è mai nascosto. L’uso della forza esercitata in modo subdolo – sottolinea De Monaco – staccando o riducendo il flusso, non fa onore alla società stessa e i cittadini attivi avvertono maggiormente la necessità di non cedere a tanta arroganza».