Aprilia non ha un contratto con Acqualatina, come quasi tutti i Comuni dell’Ato4. La città doveva riprendersi la gestione dell’acquedotto, e invece si ritrova a pagare i soci di Acqualatina che le hanno fatto un depuratore rotto, causandole (secondo la Magistratura penale) un danno ambientale. Danno per il quale il tribunale ha stabilito un risarcimento di 100.000 euro. Non sappiamo se il Comune li ha mai riscossi. Di sicuro ne sborserà 290.000 per pagare chi è stato condannato per quella fregatura. La fregatura del depuratore Come noto, l’11 novembre 2008, il giudice del Tribunale di Latina Paola Di Nicola ha condannato a sei mesi di reclusione l’allora Amministratore Delegato di Acqualatina Bernard Cyna, per l’inquinamento del fosso Ficoccia causato proprio dal malfunzionamento dell’impianto di Via del Campo. Negli atti di causa sono stati depositi documenti e sentite testimonianze che dimostravano in modo inoppugnabile che quel depuratore inquinava fin dal suo collaudo (avvenuto nel 1997). L’impianto è stato realizzato e gestito inizialmente dalla ditta SIBA (che inizialmente si chiamava Elcar srl). L’affidamento diretto è avvenuto dopo una gara andata deserta; esattamente come per l’Aser e la distribuzione del gas. Fatto male e mai riparato In tutti i verbali di passaggio di gestione fu riscontrato che l’impianto non funzionava perché mancava (e manca tutt’oggi) il collettamento delle vasche di bio-filtrazione dei liquami: «È come far camminare una macchina con due ruote» ha dichiarato a verbale il tecnico dell’impianto per evidenziarne la sostanziale inutilità. Da qui la presenza di elementi patogeni (salmonella) per la salute umana, i divieti di utilizzazione dell’acqua del canale per scopi irrigui e la relativa condanna del reato. Inquinamento esteso per vari km, fino al canale Acque Alte a Latina. Situazione gravissima dunque, dalla quale ci si aspetterebbe una risposta istituzionale ferma e chiara. Invece per quel depuratore Acqualatina e i suoi infaticabili “sponsor” politici, prevedono la spesa trentennale di zero euro. Basta vedere il sito della Segereteria Tecnico Operativa dell’Ato 4. Amministrazione comunale ambigua In tutto questo si segnala una reale ed evidente ambiguità dell’attuale Amministrazione Comunale di Aprilia. Risulta che lo scorso gennaio la Giunta ha stipulato un accordo extra-giudiziale che “risolverebbe” una causa intentata a suo tempo proprio dalla SIBA per quel depuratore nato malato. L’accordo prevede che il Comune paghi 250.000 euro (più altri 40.000 tra Iva e interessi legali) alla socia di Acqualatina. L’Assessore al Contenzioso, Luigi Bonadonna, ha affermato che ciò rappresenta un grande risultato per l’amministrazione rispetto ai 460.000 euro richiesti dalla Siba che aveva costruito e gestito quel depuratore malfunzionante. 290.000 euro e chiusa la partita. E il depuratore lo sistemeranno coi soldi della Regione (vedi riquadro qui sotto). La delibera con cui hanno deciso tale patto lo definisce un “vantaggio”. Il Comune evidentemente ha ritenuto che avrebbe perso la causa con la stessa società (SIBA) controllata al 75% da Veolia, la vera proprietaria di Acqualatina. Ma come si fa? Tanto più che il giudice De Nicola, condannando l’ex capo di Acqualatina Bernard Cyna, ha rimesso gli atti alla Procura della Repubblica per valutare eventuali altre responsabilità penali di amministratori comunali (sindaco e assessori di allora) e le società che avevano gestito il depuratore (Siba e Progetto Ambiente). Cosa fa il Sindaco? Potrebbero dunque esserci indagini in corso. Di certo, secondo il tribunale, l’impianto non ha mai funzionato a dovere; anzi, dalla sentenza del Giudice Di Nicola, si evince che qualcuno ha truccato le carte, visto che il collaudo è stato effettuato. Ma nessuno dentro l’Amministrazione comunale di Aprilia si è mai brigato di accertarne le responsabilità. Come mai? E allora: quali altri atti e quali prove servono ancora per restituire ai cittadini il diritto maltolto per avere un servizio pubblico, trasparente ed efficace per tutti? Quando finirà questo gioco delle tre carte? Le risposte e gli atti d’ufficio da parte del Comune si fanno ancora attendere, ma prima o poi i conti (in senso elettorale) devono essere saldati anche con i cittadini, non solo con i “soci” di Acqualatina e i suoi sponsor. L’Assessore all’Ambiente, il Sindaco e il resto dell’Amministrazione, sanno se il Comune ha incassato quei 100.000 euro di “provvisionale” che Siba deve pagare per risarcire il danno ambientale, secondo la sentenza del giudice Di Nicola?
25/02/2010