Due anni di reclusione per bancarotta distrattiva. Tre in meno rispetto a quelli chiesti dal pubblico ministero Giuseppe Miliano. Questa la condanna inflitta dal Tribunale di Latina ad Antonio Sciarretta, imprenditore di Giulianello, frazione di Cori, ex numero uno del Latina Calcio ed ex esponente del centrodestra. Secondo gli inquirenti, attorno al fallimento dell’AS Latina spa si sono consumati una serie di illeciti. La società sportiva venne dichiarata fallita dal Tribunale del capoluogo pontino il 12 febbraio 2009. Secondo l’accusa, Sciarretta avrebbe nascosto o comunque distratto beni della società, per un valore di circa 24.800 euro, e distrutto libri e documenti contabili, impedendo la ricostruzione degli affari della spa. Sempre per gli inquirenti, l’imprenditore avrebbe inoltre evaso le imposte sul reddito e sull’Iva e non non avrebbe presentato le dichiarazioni ai fini delle imposte dirette e Iva per il 2007, evadendo per 95.512 euro l’imposta sulle società. Insieme a lui erano stati mandati a giudizio i tre componenti dell’allora collegio sindacale, i commercialisti Marco Raponi, Alessandro Ciocia e Fausta Tazzioli, anche loro di Cori e accusati di bancarotta semplice e fraudolenta, ritenendo che avessero sottratto e distrutto i documenti del collegio sindacale e soprattutto avessero aggravato il dissesto della società, non chiedendo, tra il 2005 e il 2006, visto lo stato di insolvenza in cui versava l’AS Latina, al Tribunale di dichiararla fallita. Al termine del processo, però, è stato condannato soltanto Sciarretta e soltanto per un capo d’accusa. Tutto il resto e per tutti gli altri il giudizio si è concluso tra proscioglimenti e assoluzioni.