TUTTI IN PREFETTURA D’URGENZA… PAURA A MILLE
Roma, riunione urgente convocata dal Prefetto il 29 dicembre 2009, due giorni prima della scadenza della deroga che consentiva di fornire acqua avvelenata con arsenico fino a 50 microgrammi per litro, in barba al limite di legge fissato a 10. Davanti a due Viceprefetti, 36 personaggi, tra Amministratori e funzionari pubblici, medici, ingegneri, manager. Presenti, tra gli altri, il Garante regionale del Servizio idrico Pitzurra, il presidente di Acea Ato 2, ingegner Sandro Cecili, il dottor Fabrizio Oleari, Direttore generale della Prevenzione sanitaria del Ministero della Salute e responsabile per la procedura di deroga presso la Commissione Europea, accompagnato da un’altra dottoressa ministeriale. E ancora dirigenti della Regione Lazio, delle Asl RmH e RmF nonché della mutissima Provincia di Roma. E poi i Sindaci di Albano, Ariccia, Ciampino, Castel Gandolfo, Genzano, Lanuvio, Lariano, gli Assessori Petricca di Ardea e Pocci di Velletri ed altri colleghi di altri Comuni della provincia romana interessati dal problema. Ma a sollecitare il summit d’urgenza non sono stati gli Amministratori pubblici, ma il responsabile della segreteria tecnico operativa dell’Ato, l’ing. Alessandro Piotti. Né vi è traccia nel verbale dell’incontro di alcuna richiesta o accenno, da parte di Regione, Provincia, Sindaci, Assessori o soggetti della sanità pubblica, circa gli interventi idraulici (anziché burocratici), su impianti di dearsenizzazione e/o altre soluzioni per dearsenizzare.
L’INVENZIONE DEL BLOCCO IDRICO TOTALE SENZA DEROGA
Tormentone del vertice, tra ansie notarili ed estro burocratico, il terrore di dover chiudere tutti i rubinetti, ipotizzando gravi problemi igienico-sanitari e addirittura il collasso di ospedali, scuole ed altre strutture pubbliche. Ipotesi data come scontata da tutti. Molto strano: la legge non prevede il blocco dell’erogazione di acqua in caso di mancanza di deroga.
EMERGENZA, IL GIOCO PER RISOLVERE “OLTRE LA LEGGE”?
La vicenda ricorda altre “emergenze” usate per decidere d’imperio – con la scusa della somma urgenza -, passando sulla testa della gente e sopra le norme. Nel corso della riunione in Prefettura, spunta la trovata del responsabile italiano per le deroghe presso la Commissione Europea.
PER SPINGERE LA DEROGA SMOSSO L’AMBASCIATORE A BRUXELLES
Nel vertice idrico salta fuori persino la tattica diplomatica. Il dottor Oleari, rivela che «il Ministero della Salute sta assumendo tutte le iniziative di competenza, con contatti diretti, incontri, interessando anche l’Ambasciatore italiano a Bruxelles, al fine del parere favorevole della Commissione Europea». Sapete quandola Regione ha mandato al Ministero la documentazione per la richiesta di deroga? Ad agosto 2009, emerge nella riunione. E il Ministero ha inviato le carte alla Commissione Europea il 13 novembre. 48 giorni prima della scadenza della deroga. Da 3 anni si sapeva la data di scadenza.
COME LA METTIAMO COL PAPA?
Altro grattacapo: tra i sudditi idrici qui c’è anche Benedetto XVI, con la sua residenza estiva sul lago Albano. «Il Sindaco di Castel Gandolfo – si legge nel verbale prefettizio – sottolinea la particolare responsabilità che gli compete di assumere provvedimenti contingibili e urgenti che interessano anche il Vaticano ». Una bella grana, che tocca il diritto internazionale e il dominio extraterritoriale pontificio. Come applicare l’eresia giuridico-politico-sanitaria sul sacro ed estero suolo? È ora di svegliarsi ed esigere soluzioni (o assoluzioni?).