A Rida, di fatto, veniva impedito di entrare nel mercato dei rifiuti. La Regione ha evitato per lungo tempo di “determinare la tariffa definitiva in ingresso dei rifiuti per l’impianto di Rida Ambiente, cosa che impediva alla predetta di contrattare con le amministrazioni pubbliche locali l’eventuale accettazione di rifiuti nei suoi impianti”, si legge nell’informativa dei Carabinieri. Questo favoriva le discariche di Latina e di Albano, che potevano gestire i rifiuti della zona senza avere concorrenza. La Regione avrebbe rallentato “di proposito l’iter di attribuzione della tariffa definitiva della Rida, nonché l’approvazione di varianti sostanziali in grado di aumentare notevolmente la quantità di rifiuti trattati, procedendo nel contempo ad autorizzare, in violazione alla normativa nazionale e comunitaria, lo smaltimento del ‘tal quale’ in discarica, al fine di consentire la prosecuzione del conferimento dei rifiuti solidi urbani dell’area pontina a società del gruppo Cerroni. Una strategia talmente oliata che, quando la Regione ha determinato finalmente la tariffa per Rida, il solerte funzionario che ha “rotto il giocattolo” di Cerroni e company è stato allontanato dagli stessi dirigenti regionali.
Quell’autorizzazione che non arriva
Ora si comprende per quale motivo Rida Ambiente non ha ancora ottenuto l’autorizzazione per aumentare la quantità di rifiuti che può lavorare nel suo impianto di via Valcamonica. Un appello alla Regione affinché sbloccasse questa pratica era stato lanciato il 18 dicembre in occasione dell’inaugurazione dell’impianto. In quell’occasione, a fare gli onori di casa fu proprio Fabio Altissimi, amministratore unico dell’azienda: «Siamo in grado di trattare 410 mila tonnellate annue, ma abbiamo l’autorizzazione regionale per trattarne meno della metà. Abbiamo inoltrato la richiesta di autorizzazione ambientale alla Regione il 14 gennaio 2013, ma ancora non abbiamo ricevuto risposta». E proprio la Regione, invitata al taglio del nastro, aveva dato forfait: erano rimasti vuoti i posti riservati al Presidente della Regione Nicola Zingaretti e al suo assessore alle politiche ambientali Michele Civita. Certamente Zingaretti e Civita non potevano sapere quanto stava accadendo nel palazzo romano in cui governano, ma la loro assenza certamente ha fatto parlare non poco.
Il “regalo di Natale” ai Comuni
Non solo. La Regione ha fatto un bel “regalo” di Natale a Rida: dal 23 al 31 dicembre l’impianto non ha potuto accogliere i rifiuti avendo superato il quantitativo annuo per cui era stato autorizzato. Insomma, a livello urbanistico e tecnico era tutto sistemato da tempo, mancava solo l’ultimo ok regionale (per ora Rida ha solo la valutazione positiva di impatto ambientale). Risultato: rifiuti di Aprilia, Latina, Sermoneta, Cisterna e altri Comuni sono stati dirottati alla Saf di Colfelice, in provincia di Frosinone.
Le parentele in Regione
Ai Comuni questo scherzo è costato svariate decine di migliaia di euro: la Saf costa più della Rida, e poi ci si deve mettere il costo del carburante per mandare i camion a Frosinone. Ma per la Regione, questo, non è importato. Chissà se il silenzio della regione non sia dovuto anche dal fatto che il Presidente della Saf Cesare Fardelli è padre del consigliere regionale Marino Fardelli. Sicuramente le due cose non sono collegate, ma la parentela va comunque resa nota. Non si sa mai.
Cittadini ancora sul piede di guerra
Nel frattempo, prosegue la mobilitazione di cittadini e comitati civici contrari all’ampliamento di Rida. Temono, forse non a torto, ripercussioni sui cattivi odori e sull’aumento spropositato di mezzi pesanti in circolazione. A dicembre una delegazione apriliana è stata ricevuta dall’Assessore regionale Civita.