Le successive indagini hanno portato al rinvenimento di due stipi votivi, al cui interno sono stati ritrovati numerose rappresentazioni di parti del corpo umano. L’analisi è stata circoscritta a circa 200 pezzi, suddivisibili in due macrogruppi: il primo costituito da teste, statuine e parti anatomiche legate alle necessità di cura; il secondo costituito da forme di animali, sostitutive dell’offerta sacrificale rappresentata. A partire dal 2011 tutti i materiali sono stati catalogati e inventariati. «Per proseguire con la realizzazione della centrale – scrive Sorgenia nel suo rapporto annuale – Sorgenia ha individuato e attuato soluzioni tecniche idonee a non alterare lo stato di conservazione delle opere ritrovate, anche in accordo con la Soprintendenza.
A lavori ultimati, Sorgenia ha deciso di valorizzare e rendere pubblici i ritrovamenti, curando la realizzazione di un volume con i dati di scavo, le relative foto e piante, la catalogazione completa dei materiali rinvenuti». Perché questa pubblicazione non è stata resa pubblica, se effettivamente è stata fatta? Perché i cittadini di Aprilia non possono ammirare questo pezzo di storia antica sconosciuta? Perché nessuno dell’Amministrazione si impegna a realizzare una mostra, anche se non permanente, per mostrare alla città che cosa c’era davvero sotto quei terreni? Aprilia merita di sapere.