Il 25 novembre 2018 è una data scolpita nella memoria. Quel giorno la Pontina si squarciò formando una voragine in prossimità di un canale di bonifica. Dentro vi finirono l’imprenditore di Terracina Valter Donà di 68 anni con la propria auto ed il passeggero Vincenzo Labori. Donà non fu mai ritrovato. Dopo tre anni Labori, classe 1955, ex sottufficiale dell’Esercito, ripercorre per la prima volta quei momenti, vividi nella sua mente.
QUELLA MALEDETTA MATTINA DI PIOGGIA
«Eravamo diretti a Roma per un congresso, l’appuntamento era alle 6:30 e dovevamo passare a prendere un altro amico. Pioveva tantissimo ed era ancora buio. In auto si scherzava sull’abbigliamento elegante e ci prendevamo in giro quando, giunti al chilometro 97,7 della Pontina, la strada è crollata sotto di noi: un volo di svariati metri in cui la macchina si è girata su un lato e ci siamo trovati in mezzo all’acqua gelata del canale sottostante. Valter era rimasto bloccato con la cintura e stava annegando, tanto che vedevo le bolle sopra la sua testa mentre io, dall’altro lato, sono riuscito ad aprire lo sportello, liberarlo e sollevarlo fuori dall’auto. Era sotto shock, credo anche per i traumi o per un principio di ipotermia. Ho capito che non potevamo restare lì per molto e l’ho incitato ad arrampicarsi dicendogli di aggrapparsi alla cinta dei miei pantaloni, ma nulla. Col pensiero di aiutarlo da sopra ho iniziato a strisciare afferrando un tubo del gas ed il guardrail che erano crollati. Mentre salivo, l’asfalto continuava a spezzarsi e la voragine si allargava. Appena fuori ho avuto un mancamento. Sono stato soccorso dal personale dell’ambulanza che mi ha spogliato e coperto con un telo termico. Ricordo l’incredulità nei loro occhi. L’autista era rimasto pietrificato, passato sul quel tratto solo qualche minuto prima. Era arrivata anche la polizia stradale e intorno c’erano diverse persone. Ero in ambulanza, pronto per andare in ospedale quando ho visto arrivare una marea di fango dal canale, come se l’acqua accumulata in qualche sbarramento si fosse improvvisamente liberata e stesse per invadere la voragine. Valter è stato investito da quello tsunami ed è sparito per sempre», racconta Labori con gli occhi lucidi.
IMPOSSIBILE DA DIMENTICARE
«Sono stato trasportato al Fiorini di Terracina dove sono rimasto in osservazione con la pressione altissima e sotto atropina. Ma i problemi non erano fisici, se non per due ernie dovute allo sforzo per tirare Valter fuori dall’auto. La mattina dopo sono andato dalla polizia stradale a firmare il verbale e ho incontrato il fratello Dante che mi ha espresso solidarietà. Eppure non trovavo pace, mi sentivo responsabile per non aver messo in salvo l’amico. Per settimane il senso di colpa non mi ha fatto dormire. Sono stato anche in cura da uno psichiatra per circa cinque mesi. Piano piano ho imparato a convivere con queste sensazioni ma tuttora è impossibile da dimenticare e mi porto dietro uno stato di ansia e paura che mi condiziona nelle attività quotidiane, soprattutto quando sono in auto. Sono convinto che se oggi sono vivo è perché il destino ha deciso che quel giorno non dovevo morire».
AL MOSAICO MANCANO DEI TASSELLI
«Nonostante siano passati tre anni, restano alcuni dubbi, a partire dalla conduzione delle prime ricerche con le ruspe. Non ho mai capito la ragione per cui poi, da testimone oculare, nessuno mi abbia interpellato su dove scavare. Anche le responsabilità della tragedia ad oggi non sono state definite dalla Procura della Repubblica. In tutto questo c’è il disagio personale per dover impiantare una causa legale con l’assicurazione per il risarcimento del danno e c’è chi sostiene che il tutto sia da imputarsi ad un caso fortuito, ignorando che altri due ponti, a poca distanza e praticamente uguali a quello della voragine, hanno ceduto e sono stati ricostruiti prevenendo nuove tragedie. Il tratto dove passa la Pontina inizialmente era una strada interpoderale e le strutture erano pensate per determinati carichi. Negli anni, l’utilizzo della strada ed il territorio circostante sono cambiati, ma gli attraversamenti idraulici non sono stati adeguati alle nuove sollecitazioni».