Sul litorale, ad esempio, solo Ardea risulta con un aggiornamento sufficiente. Mentre Anzio, Nettuno e Pomezia non presentano un adeguato aggiornamento. Inoltre, su tutti i siti internet di questi 4 Comuni, le poche o pochissime informazioni fornite non sono semplici da trovare. Gli obblighi di pubblicità a carico delle amministrazioni pubbliche hanno lo scopo di favorire forme diffuse di controllo sul perseguimento delle funzioni istituzionali e sull’utilizzo delle risorse pubbliche. Infatti, per quanto attiene al buon andamento dei servizi pubblici e alla corretta gestione delle relative risorse, la pubblicazione online dei dati consente a tutti i cittadini un’effettiva conoscenza dell’azione delle pubbliche amministrazioni, con il fine di sollecitare e agevolare modalità di partecipazione e coinvolgimento della collettività. In quest’ottica, la disciplina della trasparenza costituisce, altresì, una forma di garanzia del cittadino, in qualità sia di destinatario delle generali attività delle pubbliche amministrazioni, sia di utente dei servizi pubblici.
Da qui l’interesse della collettività ad avere effettivamente disponibili le suddette informazioni, in maniera completa, aggiornata e continua, che gli enti locali sono tenuti ad assicurare attraverso un’apposita sezione del sito internet denominato “Trasparenza Valutazione e Merito”. Purtroppo, ciò che appare visitando i siti web dei Comuni dell’area de “Il Caffè” in provincia di Roma, è una diffusa scarsa considerazione degli amministratori verso tale esigenza di democrazia e partecipazione. Gli adempimenti sulla trasparenza previsti dalla legge sembra siano vissuti, in non pochi casi, come fastidiosi adempimenti burocratici. Da qui l’importanza di iniziative come quella che viene portata avanti nell’ambito dell’associazione “Rinascita civile”. Un’iniziativa non “contro” ma “per”: per stimolare le amministrazioni locali al rispetto delle disposizioni sulla trasparenza; per offrire maggiori opportunità di informazione ai cittadini; per sviluppare forme corrette di controllo sociale; per fornire ai Comuni informazioni di ritorno per auto correggersi ed eliminare forme di autoreferenzialità. Un’occasione anche per fare un po’ di chiarezza sulla classifica “La Bussola della Trasparenza dei Siti Web” elaborata dal gruppo di lavoro operante presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della Funzione Pubblica. Una classifica che esalta alcuni enti locali e ne deprime altri. Il monitoraggio qui presentato tiene conto non solo delle 65 informazioni indicate dalla “Bussola”, ma anche quelle derivanti dalla tabella tratta dall’allegato al decreto 33/2013, che invece considera 85 informazioni.
Perciò, mentre per la “Bussola” governativa Pomezia, Ardea e Nettuno appaiono con trasparenza al 100%, a ben guardare non forniscono neanche un terzo delle informazioni indicate dalla legge. D’altro canto, il sito di Anzio secondo la Bussola darebbe zero informazioni, ma in realtà ne presenta il 20% di quelle richieste dalla normativa. Dal confronto del monitoraggio effettuato nel mese di ottobre emergono evidenti discordanze tra la classifica della “Bussola” e i riscontri effettuati a seguito degli accessi dei siti web dei Comuni esaminati, e ciò per i seguenti motivi: l’aggiornamento della “Bussola” avviene periodicamente, in tempi differiti e a volte lunghi tra gli oltre 8.000 Comuni; la “Bussola” considera come informazioni pubblicate anche i soli titoli delle singole Sezioni, cioè se le informazioni contenute nella sezione/link si trovano nella posizione prevista e la sua denominazione riporta esattamente l’indicazione fornita dalle Linee guida, a prescindere dai reali contenuti delle informazioni stesse; le informazioni elencate nella “Bussola” in alcuni casi incorporano dati differenti, che vanno osservati e conteggiati separatamente.
La rilevazione che presenta Rinascita Civile tiene conto delle innovazioni e delle scadenze introdotte dal decreto legislativo 14 marzo 2013, n. 33 sul “Riordino della disciplina riguardante gli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle pubbliche amministrazioni”, rispettandone la specifica delle singole voci, senza procedere all’aggregazione fatta dalla “Bussola” che, se da un lato semplifica e velocizza l’indagine, dall’altro lato produce le anomalie riscontrate, non consentendo di verificare l’esistenza della pubblicazione di singole informazioni. Le informazioni prodotte dalla “Bussola” e la conseguente “classifica”, se non reinterpretate alla luce delle suddette considerazioni, rischiano di “disorientare” anziché orientare i pubblici amministratori e i cittadini. Antonio Costanzo (Associazione Rinascita Civile)