È l’oggetto del bando pubblicato da Acqualatina a dicembre scorso per l’affidamento in concessione del servizio di prelievo, trasporto e smaltimento/recupero dei fanghi biologici. Chi si aggiudicherà l’affare, dovrà costruire l’impianto nell’area del Consorzio industriale ASI Roma – Latina, Agglomerato Latina Scalo, in via Fontana Murata nel territorio di Sermoneta, e gestirà l’opera da un minimo di 5 ad un massimo di 15 anni. Su un sito di 7.183 metri quadri, attraverso un apposito “reattore” i fanghi mixati con calce viva e acido solforico verranno trasformati in “gesso di defecazione” da spargere poi sui terreni agricoli dell’Agro pontino. Si tratta di un ammendante, non di un concime: per intenderci una poltiglia che può aiutare la terra ad assorbire e drenare l’acqua.
IDEA PRIVATA. E I SINDACI?
La soluzione tecnica e il relativo progetto preliminare – si legge nel Piano economico e finanziario – sono stati elaborati dalla Idrafanghi Srl, società controllata da Veolia (socio privato di Acqualatina); socio che ha proposto l’opera al gestore con nota del 30/05/2011 vedendosela poi approvata nella seduta del CdA il 20/01/2013. Ma a quanto pare i soci pubblici di maggioranza, cioè i Comuni dell’Ato, ne sanno poco o nulla. A cominciare proprio da Sermoneta, dove è previsto questo “centro provinciale di recupero fanghi”: il nome del Comune è scritto bello grosso in tutte le carte del progetto preliminare datato 26 novembre 2012. Buio per Claudio Damiano, sindaco attuale del delizioso Comune lepino, così come per il suo predecessore Pina Giovannoli, in carica fino alla primavera 2014, nel periodo dell’elaborazione del progetto e delle due sedute dell’apposita Conferenza dei Servizi: una del 27 maggio 2013 e l’altra del 25 settembre seguente. «Gli elaborati progettuali trasmessi dalla Società Acqualatina S.p.A. sono carenti nei contenuti e pertanto non forniscono gli elementi tecnici necessari ad elaborare una valutazione e quindi a formulare il relativo parere di competenza», dicono nella seduta di maggio gli esperti inviati da Provincia di Latina, Asl e Arpa, che chiedono lumi su impatto ambientale, emissioni in atmosfera ed altro. Mentre “l’arch. Franco Castaldo del Comune di Sermoneta fa presente che non ci sono cause ostative alla realizzazione dell’impianto”, si legge nel verbale della seduta. Pare sia questo il primo atto in cui l’opera figura specificatamente con il suo nome.
Alla seconda riunione risultano presenti solo la Segreteria tecnico operativa dell’Ato4, Acqualatina, Asl e Arpa. Assenti Regione, Provincia e Consorzio ASI. Per il Comune di Sermoneta risulta “arrivato dopo la chiusura della CdS” (Conferenza dei Servizi) il geometra Gianfranco Monti, il quale firma il verbale e lascia il recapito telefono dell’ufficio comunale.
CHI LO SAPEVA?
Tutto risaputo e chiaro per Sindaci e Comuni, a leggere i verbali di quelle due Conferenze dei Servizi e le carte del bando di gara. L’operazione sarebbe stata vagliata e votata dall’organo di indirizzo e controllo che rappresenta i cittadini-utenti-clienti, l’Autorità d’Ambito (la cosiddetta Conferenza dei Sindaci), che deve obbligatoriamente autorizzare simili progetti prima di arrivare al bando. In realtà nelle deliberazioni menzionate non si trova un esplicito riferimento autorizzativo all’operazione così come definita nel progetto preliminare e nella Conferenza dei Servizi. Si arriva al 5 giugno 2013: ok dalla Regione Lazio, Dipartimento istituzionale e territorio che valuta genericamente il progetto in riferimento alla Rete Natura 2000 (anche se a tutti gli effetti si tratta di un impianto di smaltimento di rifiuti speciali non c’è agli atti alcuna comunicazione dall’ufficio VIA): secondo la Regione non c’è bisogno di fare una valutazione di impatto ambientale. Firmato Dott. Raniero De Filippis (arrestato 6 mesi dopo nell’ambito dell’inchiesta sui rifiuti e Cerronopoli).
A CHI CONVIENE?
Pubblicato a dicembre scorso, il bando scade il 9 marzo. Per parteciparvi occorre avere già una banca privata alle spalle: è infatti richiesto a pena di esclusione “un impegno a finanziare l’operazione rilasciato da un istituto di credito”. L’impianto, spiegano Acqualatina, Veolia e Idrafanghi, è “necessario per abbattere notevolmente i costi per lo smaltimento dei fanghi”. L’ing. Ennio Cima responsabile del progetto per Acqualatina parla di circa 3 milioni di euro solo nel 2011, anno nel quale il bilancio di Acqualatina per questa voce contabilizza intorno ai 2,6 milioni per smaltire 21.628 tonnellate. Ebbene, gli oltre 40 milioni di euro previsti per fare e gestire l’opera, divisi per i 15 anni di durata massima della concessione, fanno 2,66 milioni l’anno. Dov’è l’economicità dell’operazione? I progettisti ed Acqualatina decantano il gesso di defecazione come “fertilizzante riutilizzabile presso le attività agricole del territorio”, “utilizzabile in sostituzione dei classici concimi di sintesi presenti in commercio”. «Il gesso di defecazione rientra nella normativa dei fertilizzanti, ma è un correttivo – spiega il dottor Manuel Isceri della direzione di Assofertilizzanti -: migliora la struttura del terreno, fondamentalmente è solfato di calcio e non apporta elementi nutritivi. Dire che sostituisce i concimi è sbagliato». A chi conviene?
Dov’era scritto? Chi l’ha votato?
Stando alle carte, il necessario ok dell’Autorità d’Ambito sarebbe arrivato con “il Piano di Dettaglio degli interventi del Piano d’Ambito, approvato con deliberazione dei Sindaci e dei presidenti di Provincia n° 7 del 28/06/2012 ed aggiornato con deliberazione n° 6 del 19/04/2013”. Ciò è venuto fuori nella Conferenza dei Servizi. Nell’allegato della prima delibera si fa un generico riferimento al “1° e 2° stralcio interventi su area ASI” relativi al Comune di Sermoneta. Nulla di più. Nessuna specificazione sul tipo di impianto e su dove farlo nemmeno la seconda delibera citata, successiva all’atto notarile con cui Acqualatina ha comprato i terreni per realizzare l’impianto. Questa seconda deliberazione aveva due allegati: il numero 1, parla di un “progetto di finanza” relativo al trattamento/recupero fanghi dei 64 (non 63, come specificano dopo) depuratori gestiti da Acqualatina. Idem l’allegato 2, che fa riferimento a generici progetti intercomunali e comunali, dove solo in uno compare la parola fanghi (“3° stralcio potenziamento impianto ID Latina Scalo ed eliminazione ID Sermoneta riduzione di fanghi e produzione energia”), accanto a “1° stralcio nuovo ID Sermoneta ed eliminazione ID Latina Scalo”, “Progetto area 1”, “Progetto area 2”; “Latina – 2° stralcio adeguamento ID Latina Scalo”. Tutto ciò dopo che Acqualatina “motu proprio” aveva già avviato l’iter autorizzativo nella primavera 2012, vedendosi rispondere dal Consorzio Industriale ASI di presentargli almeno un preliminare d’acquisto dei terreni individuati. A proposito: chi ha deliberato quell’acquisto e quanto sono costati?