L’ex vicesindaco, coinvolto in un’inchiesta della Procura della Repubblica di Velletri su appalti comunali, una presunta corruzione e truffa, dopo il commissariamento per mafia del consiglio comunale del Tridente, venne arrestato. Secondo gli inquirenti, il politico, quando era assessore e vicesindaco del Comune di Nettuno, con lo schermo ritenuto fittizio di un contratto di noleggio stipulato tra la società «Img Engineering», considerata riconducibile allo stesso Di Magno, e la società «Atan srl», di cui era legale rappresentante l’imprenditore Mario Atturo, che gestiva il servizio trasporti in città, avrebbe utilizzato una Porsche Cayenne.
La «supercar», per l’accusa, sarebbe stato uno dei «doni» fatti da Atturo al politico per ottenere illecitamente la proroga del servizio di trasporto pubblico locale e la gestione del servizio scuolabus, senza che per questo il Comune facesse alcuna gara. Secondo gli inquirenti, inoltre, Di Magno, poco prima di insediarsi a Palazzo Valentini come consigliere della Provincia di Roma, sempre alla luce dei rapporti con Atturo, avrebbe ottenuto un contratto di lavoro ritenuto fittizio dall’«Atan», con una retribuzione lorda mensile per 14 mensilità di ben 7.824 euro, denaro che ha poi sborsato la Provincia di Roma, che ha dovuto rimborsare alla società “Atan” le somme da versare al politico, impegnato nell’attività istituzionale dell’ente pubblico nei giorni lavorativi. La Corte dei Conti, ritenendo provati gli illeciti, nel 2010 ha condannato Stefano Di Magno a rimborsare all’erario 228.137 euro, più interessi e spese di giudizio, e la sentenza è stata confermata.