Quattro indagati per la strage nella casa per anziani di Lanuvio. A un anno di distanza dalla tragedia, ritenendo che a uccidere cinque nonne a Villa dei Diamanti il 16 gennaio 2021 sia stata una serie di errori nell’installazione della caldaia a servizio della struttura di via Montegiove Nuovo, il sostituto procuratore della Repubblica di Velletri, Giuseppe Travaglini, ha chiuso l’inchiesta.
Il magistrato, dopo aver indagato inizialmente le amministratrici della società che gestisce la casa alloggio, Sabrina Monti e Désirée Giustiniani, ha indagato anche Franca Vari, madre della Giustiniani e gestore di fatto della struttura, e Riccardo Favale, installatore della caldaia. Sono tutti accusati di omicidio colposo e lesioni colpose per la morte di Agnese Catapano, 71 anni, di Lanuvio, Maria Macci, 99 anni, di Genzano, Maria Laura Minelli, 89 anni, di Castel Gandolfo, Giuseppina Valentino, 67 anni, di Roma, e Teresa Venturini, 87 anni, di Ariccia, e per la grave intossicazione subita da altri cinque anziani, tre uomini e due donne, e due operatori.
Alla luce delle indagini svolte dai vigili del fuoco, dai carabinieri, dall’Asl e in particolare dai consulenti tecnici, il sostituto Travaglini ritiene che tutto sia stato causato per errori nell’installazione nel 2016 della caldaia e successive omissioni. Il magistrato specifica che tale caldaia, nonostante fosse da interno, venne installata all’esterno, senza certificazione o collaudo e senza libretto d’installazione d’uso e manutenzione del generatore di calore, che non sia stata sottoposta alla manutenzione periodica e che sia stata alimentata a gpl nonostante avesse un diaframma di quelli usati per quelle a metano. In tal modo avrebbe prodotto un eccesso di monossido di carbonio.
Il magistrato evidenzia poi che il condotto con cui smaltire il monossido non era collegato a nessuna canna fumaria fino al tetto dell’edificio, come previsto dalla norma, e che era posizionato a 71 centimetri di distanza dalla finestra delle scale al piano terra dell’edificio, oltre che collegato male perché danneggiato. Il condotto di aspirazione dell’aria della caldaia, infine, sarebbe stato parzialmente deformato, ostacolando lo stesso flusso dell’aria, e il cronotermostato che regola il funzionamento della caldaia, posto all’interno della struttura, sarebbe stato regolato sui 30 gradi, il massimo, facendo in tal modo lavorare la caldaia senza mai interrompere la combustione.
“Tali circostanze di installazione, manutenzione e gestione – specifica Travaglini nell’avviso di conclusione delle indagini preliminari – determinavano che la caldaia presso la casa alloggio per anziani producesse un eccesso di monossido di carbonio, che veniva scaricato in prossimità della finestra delle scale e che attraverso quella si introduceva nell’edificio, cagionando morti e feriti per intossicazione”. Monti, Vari e Giustiniani sono inoltre accusate di violazioni alla norma antincendio e di violazioni alle norme sul lavoro. Per i quattro indagati si profila così la richiesta di rinvio a giudizio.
“Dimostreremo anche attraverso il consulente tecnico nominato che non c’è nesso di causalità tra la condotta posta in essere dalle mie assistite e gli eventi gravissimi che sono occorsi. Non si può attribuire loro alcuna colpa – specifica l’avvocato Daniele Bocciolini, difensore di Monti e Giustiniani – perché si sono limitate a gestire nel migliore dei modi la casa alloggio per anziani, prendendosene cura quotidianamente. Tutto ciò che attiene alla installazione della caldaia, che sembrerebbe aver cagionato anche le tragiche morti, attiene ad aspetti esclusivamente tecnici e non può essere imputato a una loro eventuale responsabilità”.