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A marzo la nuova Legge regionale

Il Presidente della Regione Zingaretti fa la riforma del servizio idrico

Il Presidente della Regione Zingaretti fa la riforma del servizio idrico

Esattamente come aveva già decretato la maggioranza del popolo italiano con i referendum del 12 e 13 giugno 2011, l’esperienza del servizio idrico affidato a gestioni pubblico-private nella nostra Regione è fallita. Questa è la sostanza della delibera approvata nei giorni scorsi dalla Giunta regionale guidata da Nicola Zingaretti. Una delibera con la quale non si è fatto altro che prendere atto di ciò che è avvenuto anche nel nostro Paese, oltre che nel resto del mondo, con le operazioni di privatizzazione di un servizio così essenziale per la popolazione.

UNA FAVOLA SENZA LIETO FINE
Contrariamente alla favola che ci raccontano ogni giorno è sempre la parte privata a comandare sul socio pubblico nelle gestioni di questi servizi. Una fine annunciata più volte dalle colonne di questo giornale citando autorevoli studi scientifici (ad es. quelli di Emanuele Lobina dell’Università di Greenwich, Londra).
Perché in questo tipo di società pubblico-private di fatto avviene una sorta di “sequestro” degli interessi collettivi a vantaggio di quelli che hanno “bisogno” (per ovvii obiettivi aziendali) di lucrare sul servizio. Un conflitto di interessi di fatto insanabile.

REFERENDUM AGGIRATO ANCORA”ˆUNA”ˆVOLTA?
Ma che cosa prevedono le linee guida approvate dalla Giunta Zingaretti e che presto dovranno essere approvate dal Consiglio Regionale per farle diventare legge?
Le novità essenzialmente sono due. Intanto scomparirà, almeno nelle intenzioni, la famigerata remunerazione del capitale investito. Si tratta della “cresta” garantita ai privati, a prescindere dalla qualità e dai risultati del loro operato, abrogata da uno dei due quesiti referendari sull’acqua che tutti e tre i governi nazionali fin qui succedutisi dal giugno 2011 (Berlusconi, Monti e Letta) hanno cercato di reintrodurre sotto mentite spoglie. Anche il documento della Giunta regionale dice che la tariffa dovrà coprire tutti i costi del servizio e non è chiaro se tra questi ci saranno anche quelli finanziari; cioè il lucro sul servizio stesso.

COMUNI ESCLUSI, DECIDERÀ LA REGIONE
In secondo luogo scompariranno gli ATO (Ambiti Territoriali Ottimali coordinati dai presidenti di Provincia) e le relative Conferenze dei Sindaci che avrebbero dovuto svolgere ruolo di controllori, ma di fatto abbiamo assistito ad un gioco delle parti in cui le amministrazioni comunali e provinciali sono state più che altro burattini. Comunque entrambi gli organismi erano già stati soppressi da altre norme nazionali. Verranno sostituiti da un ATO unico per tutto il Lazio e da un Ente d’Ambito Regionale (EAR) che avrà poteri consultivi ma non vincolanti. A ben vedere risulta alquanto difficile che un organismo del genere possa funzionare (i Comuni della Regione Lazio in tutto sono 357) e quindi è molto probabile che vengano riproposti dei sub-ambiti che grosso modo assomiglieranno a quelli attuali. Resta comunque la sostanza del fatto che le decisioni finali saranno assunte dall’Amministrazione regionale e non da una maggioranza politica in seno ad ogni singolo ATO come avvenuto fin qui.

POCHE GARANZIE PER L’UTENZA
A nostro avviso però ci sono anche delle lacune in quelle linee guida. Per il momento infatti non è previsto alcun rafforzamento delle competenze del Garante del Servizio Idrico, il quale attualmente  non ha alcun potere sanzionatorio nei confronti dei gestori. Inoltre, manca una chiara impostazione per rendere vincolante la carta del servizio in favore dei cittadini; la normativa attuale difende dai disservizi gli utenti solo a parole, mentre nella sostanza si è lasciato fare ai gestori quello che gli pareva.
Infine il passaggio più contradditorio della delibera: la Regione dice che è incompetente ad intervenire sulle concessioni in atto e pertanto le gestioni trentennali di Acea Ato 2 e Acqualatina arriveranno a scadenza nel 2032. E dove l’affidamento non è mai stato assegnato, tipo in Provincia di Rieti, cosa succede? Boh. Ora la parola passa alla Commissione Ambiente del Consiglio regionale, presieduta da Enrico Panunzi (PD). L’intenzione dichiarata dall’attuale maggioranza è quella di realizzare un percorso partecipato dai cittadini per la formazione della nuova legge al fine di rendere operativi i princìpi di efficienza, efficacia ed economicità del servizio idrico. Giova ricordare che anche l’attuale legge regionale (la n. 6 del 1996), voluta a sua volta dall’amministrazione di centro sinistra guidata da Piero Badaloni e che dovrebbe essere abrogata da quella nuova, era basata sugli stessi princìpi ed intenzioni.
Ma poi sappiamo come è stata attuata. Speriamo che questa sia la volta buona.

39 Comuni vogliono una legge popolare

Le Linee guida di Zingaretti per riformare il servizio idrico non convincono molti Comuni e Comitati e chiedono di partecipare attivamente alla nuova legge regionale sull’acqua, per dare piena applicazione ai referendum del 2011. Vogliono che l’acqua non sia più merce su cui fare affari e gestioni pubbliche efficienti. Perciò 39 Consigli comunali hanno approvato con delibera la proposta di legge popolare “Tutela, governo e gestione pubblica delle acque”. Proposta firmata già da circa 40.000 elettori. In prima linea vi sono Comuni come Aprilia, Cori e Ciampino. Quest’ultimo ha ospitato una riunione sul tema coi rappresentanti dei 39 Comuni “ribelli” lo scorso 7 febbraio. Si annuncia una corsa contro il tempo: la nuova legge regionale è prevista per marzo.

13/02/2014
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