Latina: l’impianto Magnox per il trattamento di rifiuti radioattivi
È stato avviato l’iter di gara per la realizzazione dell’impianto Magnox presso la centrale nucleare di Latina. Tale struttura sarà dedicata all’estrazione e al trattamento di circa 70 tonnellate di residui radioattivi in lega Magnox. Questi residui derivano dalla rimozione delle “alette” degli elementi di combustibile, operazione effettuata prima del loro invio all’estero per il riprocessamento.
Il valore della gara per la costruzione dell’impianto è di circa 10 milioni di euro. Una volta completato, i rifiuti radioattivi saranno inseriti in contenitori appositi e stoccati nel deposito temporaneo del sito, in attesa del loro trasferimento al Deposito Nazionale. Al termine del processo di estrazione dei rifiuti, i locali interrati che li ospitavano saranno sottoposti a caratterizzazione e bonifica.
Garigliano: lavori sotto battente d’acqua per la sicurezza dei tecnici
La gara, dal valore di circa 36 milioni di euro, mira ad affidare i lavori di smantellamento del vessel della centrale nucleare del Garigliano, un contenitore cilindrico in acciaio che ospitava reazioni nucleari, e dei suoi componenti interni, noti come “internals”. Poiché tali componenti sono fortemente contaminati, le operazioni di taglio e estrazione avverranno sotto battente d’acqua, sfruttando questo elemento naturale per schermare le radiazioni e garantire la sicurezza dei tecnici.
Gli sforzi per la preparazione di questa fase hanno già visto il ripristino dei sistemi ausiliari dell’edificio reattore, come l’impianto elettrico, di ventilazione, di automazione e controllo, oltre al circuito di allagamento del vessel e del canale reattore. Sono stati rimossi gli elementi di acciaio al carbonio, denominati “rack”, e le loro strutture di supporto, le “rastrelliere”. Una volta completato l’intervento, i rifiuti radioattivi prodotti saranno trattati e inseriti in contenitori schermanti, destinati ai depositi temporanei del sito, in attesa del trasferimento al Deposito Nazionale.
Complessivamente, il processo di smantellamento del Garigliano produrrà circa 268.000 tonnellate di materiali, di cui circa il 96%, pari a circa 258.000 tonnellate, saranno inviate a recupero. Gran parte di queste saranno composte da metalli e calcestruzzo.
Nucleare, l’energia più costosa. Ma qualcuno ci guadagna
Questi importanti progetti segnano una tappa cruciale nel percorso di decommissioning delle centrali nucleari italiane, confermando l’impegno del paese nel gestire responsabilmente i rifiuti radioattivi e garantire la sicurezza delle operazioni per il personale coinvolto.
Ma quanto costa realmente all’Italia smantellare le sue 4 centrali nucleari: Latina, Garigliano, Caorso, Trino vercellese?
La stima secondo alcune rilevazioni è di circa 20 miliardi di euro e decine e decine di anni di lavori. Tutto a carico dei contribuenti, a cui vengono addebitate queste spese sulla bolletta per la fornitura di energia elettrica. In realtà è difficile per un normale utente capire che sta pagando l’energia nucleare in un paese che non ha centrali attive, ma è certo che sulla vostra bolletta esiste una “componente A2RIM” che pagate ogni mese e si riferisce proprio alle spese per le centrali nucleari.
E questo dovrebbe far ben riflettere sui costi reali dell’energia nucleare, che oltre ai costi di produzione dovrebbe tener conto di quelli della costruzione degli impianti (sono altissimi, oggi circa 3,5 miliardi ciascuna) dello smaltimento delle scorie, della loro conservazione che dura più secoli, della sicurezza che bisogna garantire agli impianti, dei costi del loro smantellamento.
La scelta nucleare non ha mai arricchito alcuna nazione. Basta guardare la Francia, che ha puntato interamente sul nucleare, ma la cui economia non sembra abbia avuto questa spinta eccezionale che vogliono farci credere i costruttori di centrali nucleari. Anzi, ora la Francia si ritrova davvero nei guai, con decine e decine di centrali ormai obsolete, che produrranno solo altissimi costi, da qui ai prossimi cento e passa anni. Una scelta davvero suicida.
Quindi se facciamo i conti per paragonare nucleare a fonti fossili o a fonti di energia rinnovabile, non dobbiamo nascondere i costi reali: è facilmente dimostrabile che il nucleare è certamente la fonte meno economica.
Ovvero possiamo dire che le compagnie che costruiscono gli impianti, li gestiscono, vendono l’energia prodotta e infine smantellano gli impianti stessi fanno affari d’oro.
I costi invece se li caricano i cittadini sulle loro bollette.
(E non abbiamo parlato dei rischi per la salute e l’ambiente)
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