La ragione di quest’impennata nel prezzo dell’olio extravergine d’oliva risiede principalmente in un dimezzamento della produzione olearia. Nel Lazio si passerà da 26 mila tonnellate a circa 14 mila. Particolarmente in crisi è la produzione degli oliveti di Viterbo e Rieti (- 60%), mentre va un po’ meglio nel pontino e nel frusinate (-20% ). Ad aggravare la situazione si aggiungono l’impennata dei costi di packaging e dei carburanti, tutti fattori che faranno aumentare il prezzo a scaffale dell’olio EVO di almeno il 15% rispetto al 2022.
La produzione interna delle 67mila aziende regionali non riesce a soddisfare i fabbisogni del consumatore, che negli anni passati sono stati colmati con le importazioni dalla Spagna, primo produttore al mondo di olio. Quest’anno però anche la stessa penisola iberica è alle prese con una delle peggiori stagioni della storia. Il quadro si presenta dunque nel complesso critico.
Umberto Napoli, vicepresidente della cooperativa agricola Garibaldina di Marta, paese in provincia di Viterbo, mette in guardia i consumatori dalle speculazioni: “Certi marchi importeranno olio meno pregiato dall’estero, con il quale taglieranno quello di qualità, vendendo le bottiglie comunque a prezzi più alti rispetto allo scorso anno. Per quanto possibile quindi cercate di comprare a chilometro zero“.
Di recente anche Altroconsumo ha posto l’accento sull’aumento vertiginoso del prezzo dell’olio extravergine di oliva, evidenziando come rispetto al 2022 oggi lo paghiamo il 42% in più, addirittura il 61% in più se si fa il confronto con il 2021. Neppure le promozioni nei supermercati e i prezzi dei discount assicurano più lo stesso margine di risparmio di qualche tempo fa.
Una volta quando si approfittava delle offerte speciali nei supermercati si poteva risparmiare molto rispetto al prezzo pieno. Altroconsumo ha calcolato che in media c’era un risparmio del 31% rispetto al prezzo pieno, percentuale che ha raggiunto il 33% nel 2020. A partire dal 2021 il risparmio è sceso al 28% per poi scendere fino al 23% nel 2022. Adesso la competitività delle offerte è scesa ulteriormente: tra gennaio e agosto 2023 la differenza tra prezzo promozionale e prezzo pieno è soltanto del 18%.
Sempre Altroconsumo ha evidenziato come la forbice di prezzo che c’era in passato tra i prezzi al discount e quelli negli ipermercati e supermercati sia sia talmente assottigliata da azzerarsi completamente. Se nei canali dei discount fino al 2019 in media i prezzi per l’olio extravergine di oliva erano più bassi del 15% rispetto ai prezzi di iper e super oggi non è più così. Altroconsumo ha addirittura registrato ad agosto casi in cui i prezzi medi nei discount hanno superato i prezzi medi in ipermercati e supermercati.
Di fronte all’aumento dei prezzi si registra un calo negli acquisti da parte dei consumatori. Questo fatto però desta preoccupazione in quanto l’olio extravergine di oliva rappresenta un elemento centrale della dieta mediterranea e dei consumi degli italiani. C’è il rischio che il consumatore si rivolga a prodotti più economici, che non hanno lo stesso profilo sul piano nutrizionale e organolettico.
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