L’incendio
L’incendio, velocemente domato con gli estintori dagli operai lì presenti, è stato innescato da un corto circuito causato da una lampada che fa parte di un impianto di illuminazione installato negli anni ’90. Prima di essere spento, il fuoco ha raggiunto parte della tappezzeria a parete e la stoffa, in particolare, di 4 sedie.
Degli arazzi presenti nella stanza, uno solo avrà bisogno di un leggero restauro perché un angolo è stato annerito dal fumo. Nulla di pregiato è stato danneggiato. I vigili del fuoco, sopraggiunti successivamente, hanno confermato la stabilità del tetto e delle pareti. Il fumo non ha raggiunto la vicina Cappellina Urbano VIII, che risulta assolutamente integra. Sono stati chiusi, per sicurezza, alcuni corpi illuminanti, che verranno sostituiti. L’appartamento papale delle Ville Pontificie, diventato museo nell’ottobre del 2016, resta – come già specificato – aperto ai visitatori.
Per il presente articolo, si ringrazia Vatican News, sito di informazione del Vaticano, storico collaboratore del nostro giornale.
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Il palazzo Pontificio
Il Palazzo Pontificio di Castel Gandolfo (o Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo) è un museo appartenente alla Santa Sede. Sino al pontificato di Benedetto XVI è stato una residenza papale suburbana. Esso si trova all’interno della zona extraterritoriale delle Ville Pontificie di Castel Gandolfo, sui Colli Albani, circa venti chilometri a sud di Roma.
L’extraterritorialità delle Ville Pontificie, frequentate per la villeggiatura dai papi fin dai tempi di Urbano VIII, era stata concessa alla Santa Sede con la legge delle Guarentigie, nel 1871 (assieme alla basilica e al palazzo del Laterano, a Roma); ed è stata riconfermata con i Patti Lateranensi nel 1929. I pontefici erano soliti recarsi a Castel Gandolfo almeno una volta l’anno, d’estate. Papa Francesco non ha mai utilizzato questo palazzo per dimora estiva. Il palazzo è parte integrante dell’area di oltre 55 ettari che costituisce il complesso delle Ville Pontificie.