L’ultima tappa romana è stata l’occasione per focalizzare quanto sta accadendo nel Lazio. E dai dati regionali emerge che alla fine del 2022 nel territorio pontino si contano 144 sportelli bancari dislocati in 24 Comuni con 1056 lavoratori occupati. Numeri che pongono la provincia di Latina seconda in classifica dopo Roma, e prima di Frosinone, Viterbo e Rieti.
Ma il fenomeno della desertificazione – seppur con criticità differenti da territorio a territorio – affonda le radici negli anni. Non a caso nel 2018 erano 163 gli sportelli attivi che raggiungevano 27 Comuni. In pochi anni quindi ne sono andati in fumo 19, mentre tre Comuni hanno pagato il prezzo di questa riduzione, e 138 posti di lavoro sono andati irrimediabilmente persi.
Oggi degli oltre 500mila abitanti del pontino, 19mila sono senza uno sportello bancario nel proprio Comune di residenza. Cifra che sale a oltre 247mila su tutto il territorio regionale e che si impenna vorticosamente a oltre quattro milioni in tutto il Paese. Molti di questi hanno già partecipato al sondaggio Uilca e hanno manifestato insoddisfazione per la chiusura delle filiali bancarie nel proprio comune. Sei su dieci hanno dichiarato di recarsi in una sede bancaria almeno una volta al mese, mentre oltre il 70 per cento ha confessato di aver percepito una ulteriore sensazione di abbandono del territorio e della persona.
“La flessione – spiegano Luigi Garullo e Gabriella Morelli, rispettivamente segretario generale della Uil di Latina e segretario generale della Uilca pontina – si è accentua nel 2020 con l’esplosione dell’emergenza sanitaria ma prosegue senza sosta fino ad oggi perché figlia di una errata strategia che ha caratterizzato i recenti piani industriali, in particolar modo dei grandi gruppi bancari , focalizzati sul taglio dei costi da operare anche attraverso la razionalizzazione degli sportelli, con notevoli negative conseguenze sulle economie locali e sui lavoratori”.
L’attuale scenario è anche il risultato delle aggregazioni bancarie e della digitalizzazione, questa ultima progressivamente aumentata fino a superare il 48 per cento delle transazioni. Ma è chiaro che vanno studiati i piani industriali differenti che non scarichino tutto il peso sui lavoratori e sulla comunità. Non a caso il segretario generale Uilca, Fulvio Furlan, sostiene che la digitalizzazione può comportare ricadute positive in termini occupazionali anche nel settore del credito, ma solo se si evita un’ottica miope che guarda al semplice taglio dei costi.
“Eppure – concludono Garullo e Morelli – le filiali rappresentano un irrinunciabile presidio di legalità e sostegno per le comunità di riferimento e sono traino di sviluppo per l’economia locale. Un buon sistema del credito contribuisce sempre a creare un buon sistema economico e a dare vita a una nuova e buona occupazione”.
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