Con temperature medie oltre i due gradi, i 4 impianti di risalita della regione registrano zero giorni di attività con zero metri quadri di neve. E si è già arrivati a metà della stagione invernale. Tra 6 settimane sarà già primavera.
La mancanza di neve in alta quota non rappresenta un danno soltanto per la stagione turistica invernale, ma è sintomatica di un danno ambientale molto più ampio. Vuol dire siccità.
Il reportage di Legambiente “Lazio senza neve 2024”
“Situazione agghiacciante su queste montagne, assistiamo alla fine della neve alle nostre latitudini. Colpa di inquinamento e cambiamento climatico conseguente e la siccità per fiumi, laghi e acquedotti sarà sempre più violenta”. È quanto si legge nel rapporto di Legambiente “Lazio senza neve 2024”.
Le 4 montagne del Lazio dove sono presenti impianti di risalita per lo sci alpino sono: Terminillo (RI), Monte Livata a Subiaco (RM), Campo Staffi a Filettino (FR) e Campocatino a Guarcino (FR).
In queste stazioni sciistiche Legambiente ha effettuato un reportage fotografico che documenta la totale assenza di neve.
Le foto sono state tutte scattate contemporaneamente il 6 febbraio nelle 4 località montane. La situazione è ovunque la stessa: assenza totale di neve, prati secchi, impianti fermi e contesti di gravissimo abbandono.
Non solo non nevica, ma le temperature medie nelle 4 località durante la prima metà dell’inverno non sono mai scese sotto i 2 gradi: Terminillo 2,2°C; Monte Livata 3,3°C; Campo Staffi 3,2°C; Campocatino 3,5°C. Con queste temperature non è stato possibile nemmeno procedere con l’innevamento artificiale. Perché i cannoni sparaneve possano entrare in azione è infatti necessario che le temperature si assestino al di sotto degli 0 °C. Le temperature citate sono le temperature medie dal 22 dicembre 2024 al 6 febbraio 2024 riportate da ilmeteo.it e meteoregionelazio.it.
Per fare un esempio di come queste temperature siano allarmanti, basti pensare che, in base alle medie climatiche relative al trentennio 1971-2000, al Terminillo la temperatura media di febbraio, il mese più freddo, è di -2 °C.
Non è soltanto nelle 4 località sciistiche del Lazio che non è nevicato. Da nessuna parte nella regione sono state registrate coperture nevose. Poche striature di ghiaccio si possono notare soltanto sui versanti rocciosi ed esposti a nord di Monte Terminillo e Monte Viglio.
Secondo Roberto Scacchi, presidente di Legambiente Lazio, si tratta di una situazione agghiacciante e quello a cui stiamo assistendo è in pratica la fine della neve alle nostre latitudini per quote inferiori ai 2.000 metri.
Dai prossimi giorni sono previste alcune perturbazioni, che potrebbero risolversi in precipitazioni nevose. Ma il trend per il futuro sembra essere quello di inverni senza neve.
Problemi per il turismo e per le risorse idriche
Di fronte alla prospettiva di inverni senza neve, il turismo nelle località sciistiche del Lazio potrà salvarsi solo ripensando e destagionalizzando l’offerta turistica.
“Zero neve vuol dire zero sci alpino e, con temperature elevatissime, è impedita di fatto anche la pratica energivora dell’innevamento artificiale. La stagione sciistica si contrarrà sempre di più e, come già da diversi anni, rimarranno pochissime domeniche di neve, durante le quali peraltro si assisterà alle terribili scene già viste, con località montane prese d’assalto dalle automobili nel Lazio o nelle vicine stazioni sciistiche abruzzesi.
Siamo di fronte a una delle conseguenze più chiare dei cambiamenti climatici scatenati dalle nostre emissioni climalteranti: davanti a questa innegabile condizione, vanno ripensate tutte le scelte per le località sciistiche, con progetti di rigenerazione o abbattimento e attivazione di potenti percorsi di destagionalizzazione dell’offerta turistica, sempre più nel solco del turismo dolce, dello sviluppo economico green e del rafforzando per la rete delle aree protette e della loro fruibilità.” È quanto dichiara Scacchi.
Se il problema dell’economia basata sul turismo invernale è grave, ancor più preoccupante è la situazione in termini ambientali. Le alte temperature invernali e la mancanza di precipitazioni nevose vogliono dire scarsità di risorse idriche. Per combattere la siccità bisognerà affrettarsi ad adottare delle contromisure volte a contenere gli sprechi d’acqua.
“Le conseguenze di questi inverni mancati, saranno poi sempre più impattanti, in termini di siccità e carenza di risorsa idrica per fiumi e laghi, così come per i nostri acquedotti: tra le strade fondamentali da percorrere ci sono quindi quelle di contenimento degli sprechi dell’acqua, sia in ambito civile e industriale ma soprattutto agricolo”.
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