L’esproprio mai scritto
L’esproprio, avvenuto negli anni sessanta, non si era mai perfezionato ed i proprietari di quelle porzioni di centro storico avevano fatto causa al Comune perché iscrivesse quelle strade al proprio patrimonio immobiliare, visto che i legittimi proprietari pagavano ancora le tasse su quei lotti.
Una serie di sentenze contraddittorie negli ultimi nove anni ora sono state superate da un nuovo pronunciamento che obbliga l’amministrazione comunale a fare quello che avrebbe dovuto già fare 60 anni fa: perfezionare quegli espropri (ormai sono strade pubbliche a tutti gli effetti) e pagare i legittimi proprietari. Si parla di una cifra stimata tra i 300mila e i 400mila euro.
Una nuova mazzata dopo gli oltre venti milioni che il Comune deve pagare per un altro esproprio eccellente, quello per il parco di via dei Mille.
…ad Aprilia erano gli anni ’60
Il Consiglio comunale di Aprilia, con delibera del 3 giugno 1964 decise l’acquisto di quei terreni, un totale di 435 metri quadri pagati duemila lire al metro quadro. Totale: 870 mila lire. Tuttavia non furono mai fatti gli atti ufficiali, compreso l’esproprio.
La stessa cosa successa per il Parco dei Mille, oggi intitolato ai magistrati uccisi dalla mafia Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
Quei terreni erano di proprietà della famiglia Cossettini, poi passati agli eredi. Persone che ancora oggi pagano l’Imu su quei terreni non più nelle loro disponibilità, ma dei quali sulla carta sono ancora proprietari.
Sentenze contrastanti
Gli eredi Cossettini da anni stanno tentando di cedere al Comune quei terreni. Dapprima tentando la strada del dialogo, poi passando alle carte bollate. Cause su cause, almeno per vedersi riconosciuto il diritto di non dover più pagare le tasse su strade non loro.
Il 16 dicembre 2015 il Tar ordinò al Comune di Aprilia di perfezionare quell’esproprio di 51 anni prima e scrivere la parola fine su quella vicenda. Il Comune ha presentato ricorso al Consiglio di Stato, che gli ha dato ragione.
Nel frattempo, tuttavia, in forza della sentenza del Tar del 2015 la Regione Lazio a febbraio 2018 nominato un commissario incaricato di andare al Comune e provvedere con le pratiche di esproprio e stabilire la cifra che andava corrisposta agli eredi. Una procedura che è decaduta automaticamente essendo stata annullata la sentenza di primo grado.
Ora una nuova sentenza che ribalta tutto. Che farà adesso il Comune?
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