AGGIORNAMENTI
Gli abitanti dei territori a sud di Roma stamattina si sono svegliati con la bella sorpresa di una alta e densa colonna di fumo nero.
Verrebbe da dire, ci risiamo. In 10 anni più di 150 incendi a discariche abusive e non.
Ardea, brucia discarica abusiva di pneumatici
Stavolta l’incendio è ad Ardea, località Montagnano, a due passi dalla frazione di Cecchina di Albano, ma soprattutto dal luogo prescelto per la costruzione del ‘nuovo’ inceneritore al servizio di Roma Capitale.
Ha preso fuoco una grande discarica abusiva di pneumatici per auto e mezzi pesanti.
Ignote le cause che hanno portato alla combustione dei pneumatici che ha avuto luogo tra la tarda nottata di domenica 7 e le prime luci dell’alba di lunedì 8 aprile. Una densa nube di fumo nero ed acre, alta varie decine di metri, si è innalzata in aria.
Si sta spostando velocemente in direzione del comune di Pomezia e verso Pavona, ovvero la popolosa frazione dei due comuni di Albano e Castel Gandolfo, ma anche verso la parte bassa del comune di Marino (Castelluccia/Fontana Sala), ossia nella direzione dove spira al momento il vento.
Visibile da Pomezia e Castelli Romani
La colonna di fumo è visibile non solo da Ardea città, ma anche per l’appunto da vari comuni dei Castelli Romani (Albano e le sue frazioni, Cecchina e Pavona, e poi ancora Ariccia, Castel Gandolfo, Rocca di Papa, Marino, Lanuvio, Genzano, Nemi, Velletri etc).
Sul posto sono già giunti i Vigili del Fuoco del circondario, con 3 squadre, 2 autobotti e un carro schiuma, i tecnici dell’Arpa e la Protezione Civile, oltre a Carabinieri e Polizia di Stato, l’allerta è massima.
Le autorità sanitarie hanno chiesto di chiudere le finestre di tutta l’area circostante.
L’area sarebbe di proprietà, a quanto ci riferiscono fonti istituzionali, ma il condizionale è d’obbligo, di un ex ‘signorotto’ locale di una importante società di trattamento e smaltimento rifiuti.
La “terra dei fuochi”
Un territorio martoriato da disastrosi incendi quello della zona tra le industria di Pomezia-Ardea e i pendii dei Castelli Romani. Come quello della EcoX del 2017, che fu sulle prime pagine nazionali di tutti i giornali.
Ma sono purtroppo decine i roghi di discariche più meno abusive che si susseguono periodicamente. I loro fumi inquinano l’aria, il terreno e le acque. I veleni che sprigionano arrivano fino a noi con gravi conseguenze.
Leggi anche: I casi Aprilia, Pomezia, Ciampino: 145 incendi a impianti rifiuti in 10 anni
Un fenomeno favorito dal business ‘mafioso’ dello smaltimento dei rifiuti, che oggi rende più della droga, del gioco d’azzardo e della prostituzione.
Un giro d’affari enorme, con aziende di smaltimento (più o meno legali) che nascono in continuazione: prendono un terreno, vi fanno accumulare quantità considerevoli di rifiuti, che le attività dell’uomo producono senza riciclare. Poi, per colpa o per dolo, prendono fuoco.
E quando interviene la magistratura non si trova mai il vero colpevole. Al massimo si riesce a condannare un anziano quanto ignaro prestanome.
Un problema che continuerà, se non si interviene seriamente con una politica di riciclaggio dei rifiuti. Questa è l’unica che può evitare di bruciare tonnellate di indifferenziato, inquinando l’ambiente.
Attraverso il sistema del Porta a porta si ha un tracciamento dei rifiuti, che difficilmente porta all’accumulo abusivo, e di conseguenza ai roghi.
Ogni azienda o persona diventa responsabile dei propri rifiuti. L’individuazione dei responsabili, in casi come il rogo di oggi, sarebbe molto facilitata.
Leggi anche:
Doppio ‘sì’ del Tar all’inceneritore di Roma. Ma decollano 2 inchieste di Procura e Corte dei Conti