Albano, processo-bis per l’appalto del Comune sull’ex ostello senza certificato antimafia, sentenza molto vicina.
Il prossimo 26 settembre sarà una data cruciale per il Comune di Albano. Al Consiglio di Stato, secondo ed ultimo grado della Giustizia amministrativa, è prevista l’udienza finale riguardante un controverso bando da 1,1 milioni di euro, finanziato con fondi del PNRR, per la ristrutturazione dell’ex ostello della gioventù, la struttura situata vicino piazza Pia.
La struttura, situata su via dell’Anfiteatro Romano, è rimasta per anni inutilizzata come ostello, diventando invece un alloggio di fortuna’ usato come case popolari per oltre 18 anni, in maniera irregolare rispetto alla sua destinazione d’uso originale.
Albano, processo-bis per l’appalto del Comune
La vicenda ha preso una piega inaspettata lo scorso aprile, quando il Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio (Tar) ha bocciato il bando comunale. La motivazione principale? La ditta vincitrice dell’appalto, la Comfort Edil srl, non sarebbe stata in possesso del certificato antimafia, un requisito fondamentale previsto dalla legge per accedere a progetti finanziati con fondi pubblici.
La sentenza di primo grado del Tar Lazio ha avuto l’effetto di annullare il bando, suscitando scalpore e mettendo in difficoltà l’amministrazione comunale, guidata dal sindaco Massimiliano Borelli.
La decisione del Tar Lazio, espressa nella sentenza n.8495 del 29 aprile 2023, ha segnato un duro colpo per il Comune di Albano. I giudici difatti hanno condannando sia il municipio sia l’azienda vincitrice a pagare le spese legali, pari a 2.000 euro. Il ricorso era stato presentato dalla società Fasolino srl, che aveva contestato l’assegnazione dell’appalto a Comfort Edil, facendo leva proprio sull’assenza della certificazione antimafia.
La società vincitrice del bando è senza certificato antimafia
“Dall’esame degli atti di gara emerge che la Comfort Edil s.r.l. – così si legge tra le carte giudiziarie al Tar del Lazio – ha dichiarato di non essere in possesso del requisito dell’iscrizione nel registro della Prefettura di cui all’art. 1 l. n. 190/12 (in sostanza, si parla di certificazione antimafia, anche dette white list,, ndr) (…). La circostanza – spiegano i giudici tra le carte – è, del resto, ammessa esplicitamente dal Comune di Albano Laziale”.
Il Comune però, poco dopo, ha presentato ricorso al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar Lazio. Ed ha ottenuto, il 31 maggio, la sospensione ma solo temporanea della sentenza del Tar del Lazio.
Nel frattempo, ha permesso alla società priva della certificazione anfimafia (almeno secondo i giudici del Tar Lazio) di avviare i lavori all’ex ostello.
In ogni caso, il 26 settembre prossimo i giudici del Consiglio di Stato potrebbero annullare l’appalto del Comune.
In quel caso, per il Comune, sarebbe un bel problema. A maggior ragione visto che lo stesso Comune continua i suoi lavori all’ex ostello, con tanto di varianti al progetto, senza mai nemmeno citare, negli atti comunale, l’esistenza di un giudizio amministrativo che potrebbe annullare le sue decisioni.
Attesa alle stelle
L’attesa per il 26 settembre è dunque alta, poiché i giudici del Consiglio di Stato potrebbero confermare la sentenza del Tar, annullando definitivamente l’appalto e gettando il Comune in una crisi gestionale non indifferente.
Se la sentenza dovesse essere favorevole al ricorso della Fasolino srl, il Comune di Albano si troverebbe a dover interrompere i lavori, affrontando una complessa riorganizzazione e, probabilmente, ulteriori costi legati alla nuova assegnazione dell’appalto.
Inoltre, l’amministrazione potrebbe dover affrontare nuove verifiche e procedure per l’ottenimento di fondi e certificazioni, che rallenterebbero ulteriormente i lavori e potrebbero comportare la perdita di parte dei finanziamenti.
Viceversa, tutto continuerebbe come nulla fosse. Alla faccia dei tanto decantati controlli antimafia.
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