La discarica in questione, a due passi da Nettuno, era denominata 2B ed era gestita dalla società Ecotecna Srl (gruppo Green Holding, già proprietario della Indeco Srl, l’altra padrona del sito di Montello) costituita appena qualche mese prima dell’emanazione delle ordinanze stesse. Quell’invaso 2B, divenuto nel frattempo la discarica S7 di raccordo tra S4 e S zero, è rimasto in funzione fino alla metà degli anni Novanta ed è stato a sua volta seppellito recentemente, facendolo sparire sotto una montagna di rifiuti solidi urbani. Il verbale di collaudo per la “messa in sicurezza” di S7 è stato redatto a luglio dello scorso anno. Quel sito era ed è posto proprio di fianco, ma sulla proprietà della Indeco, alla fantomatica discarica S zero (proprietà Ecoambiente), dove ora maldestramente il Comune di Latina sta cercando dei bidoni che con ogni probabilità non verranno mai trovati. Comune che, tra l’altro, a suo tempo era il gestore di quella stessa discarica S zero ed ora si appresta a spendere 850mila euro stanziati dalla Regione per gli scavi a seguito dell’indagine dell’Enea fatta oltre 15 anni fa e che aveva rilevato anomalie elettromagnetiche.
Ma ora, dopo la prima comunicazione sull’esito degli scavi effettuata nei giorni scorsi dal volenteroso Assessore all’Ambiente, nonché Vicesindaco Fabrizio Cirilli, a metterci un “carico da novanta” sulla scarsa trasparenza e sulla credibilità dell’operazione, ci ha pensato Giorgio Libralato, esponente dell’Associazione Pontinia Ambiente e Territorio. Il noto ambientalista pontino, geometra di professione, ha sovrapposto la planimetria dell’Enea con quella elaborata dall’Ing. Baruchello (citato più volte nella prima relazione della Commissione parlamentare antimafia sui rifiuti): i punti individuati da Baruchello non coincidono con quelli dove l’Enea ha individuato le anomalie elettromagnetiche e dove ci potrebbero essere i bidoni tossici. In particolare il punto “A” dove sono stati appena fatti gli scavi, lambisce appena i contorni evidenziati dall’Ente di ricerca. Si scava dunque in aree diverse da quelle sospette. Inoltre Libralato stesso, come componente del “Tavolo di trasparenza” sugli scavi chiesto ed ottenuto (almeno formalmente) dal Coordinatore provinciale di Legambiente Marco Omizzolo, avanza una serie di perplessità sulla modalità con cui si sta scavando, specialmente sulla profondità effettivamente raggiunta.
Nelle immagini uscite sulla stampa infatti non si vede alcuna stadia di controllo che indichi la profondità (asta colorata in bianco e rosso con tacche ogni 10 cm). Gli scavi dovevano essere realizzati inizialmente con una pala meccanica e proseguiti a mano con gli opportuni sistemi di sicurezza per gli operatori, ma di questi ultimi non c’è traccia. Infine, dalle foto sarebbe evidente – stando ai calcoli metrici di Libralato – che la profondità programmata (6 metri) non è stata raggiunta. E poi, domanda il tecnico-ambientalista, «perché cittadini, associazioni, forse politiche, tecnici, tutti quelli che hanno presentato domanda per essere presenti al Tavolo della trasparenza non sono stati ammessi alla presentazione dei lavori di scavo?». Le operazioni di scavo proseguiranno in altre due aree della discarica. Nel frattempo i rifiuti industriali, smaltiti lì accanto, non li va a cercare nessuno.