Secondo gli inquirenti, alcuni politici si erano fatti assumere da alcune aziende poco prima di essere eletti a Palazzo Valentini, ma i contratti sarebbero stati fittizi. Loro non lavoravano e la Provincia risarciva gli stipendi alle ditte dove risultavano dipendenti, visto che nei giorni lavorativi erano impegnati in attività politica. Analizzando quando accaduto tra il 2003 e il 2007, gli inquirenti romani hanno così indagato per truffa otto consiglieri e agli stessi ha chiesto poi di risarcire le somme ottenute dalla Provincia la Corte dei Conti. Analizzata la situazione in aula, la Procura contabile ha chiesto di condannare Guido Milana, attuale eurodeputato del Pd, ex presidente del consiglio regionale del Lazio ed ex consigliere provinciale di Roma, Leonardo Catarci, del Pdl, Alessandro Coloni, del Pd, Massimo Davenia, ex An, Angelo Miele, ex consigliere regionale del Pdl, Bruno Petrella, del Pdl, Ruggero Ruggeri, del Pd, e Francesco Paolo Posa, del Pd, ex sindaco di Frascati. A Milana è stato chiesto di restituire oltre 240 mila euro ottenuti dalla ditta Stradaioli di Aprilia, a Catarci 174 mila euro, a Coloni 387.861 euro avuti dalla Aterno Service di Anzio, a Davenia 610 mila euro, a Miele 187 mila euro, a Petrella 270 mila euro ricevuti dalla Italservice 2002 di Roma e dalla Epta Company di Rocca di Papa e a Posa 307 mila euro avuti dalla Publipromo, dalla ATS Coop ambiente e turismo e dalla coop Ingenia Servizi di Roma.
L’assoluzione è stata chiesta solo per Ruggeri, visto che l’inchiesta penale a suo carico è stata archiviata dal gip di Tivoli. Assolto Ruggeri, per gli altri la Corte dei Conti ha però sospeso il giudizio, nell’attesa che le loro posizioni vengano definite sul fronte penale. Lo stop al processo ha fatto tirare a tutti un sospiro di sollievo, ma soprattutto a Milana. Per quest’ultimo infatti non c’è nessuna sentenza penale da attendere. Sull’eurodeputato, il 23 aprile scorso, si è pronunciato il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Latina, Guido Marcelli, che lo ha assolto per intervenuta prescrizione. Un particolare che spesso non evita guai davanti alla Corte dei Conti. I giudici contabili non sembrano però aver fatto caso a quel particolare e così al momento niente salasso anche per l’esponente del Pd.