LA TRASPARENZA OPACA DEL SERVIZIO IDRICO
E meno male che dovevano internalizzare i lavori, cioè farli fare ai loro dipendenti. Invece si continuano a “spacchettare” appalti per affidarli ad altre ditte vicine ai soliti noti. Il Caffè la questione la pose già a fine 2004, nelle fasi iniziali della gestione Acqualatina. Come mai il nuovo gestore idrico affidava a ditte esterne mansioni che a rigor di logica dovevano esserle proprie? In quel caso si trattava del più normale dei servizi che gli utenti si attendevano fosse svolto direttamente dal nuovo gestore: la lettura dei contatori. Era un servizio di cui si occupavano soggetti professionali ben precisi capaci di fare benissimo il loro mestiere, che erano entrati nell’organico della nuova società. Un servizio che risultò delicatissimo proprio nella fase di passaggio della gestione, visto che poi la stessa Acqualatina e i suoi sponsor politici rivolsero la pesante accusa ai precedenti gestori, i Comuni comunque suoi soci di maggioranza, di aver fornito dati falsi e non corrispondenti al vero sul reale numero delle utenze allacciate alle reti. Coincidenza volle che a vincere la gara fosse stata la San Giorgio SpA di Manduria, in provincia di Taranto, che fino a poco prima si chiamava Publiconsult. Nome non nuovo alle cronache – ora anche giudiziarie – in quanto era la capofila del raggruppamento di imprese costituenti il socio privato nell’A.SER. SpA e della Nettuno Servizi SpA, le fallimentari società pubblico-private incaricate di riscuotere i tributi ad Aprilia, Ardea, Pomezia e Nettuno. Coincidenza volle che in quell’anno delicato, incluso il successivo 2005, a controllare e fornire i dati di passaggio delle letture e delle utenze proprio dei Comuni di Aprilia e di Nettuno (i cui cittadini verranno poi sistematicamente accusati dallo stesso neo gestore di essere dei “morosi”) fu proprio la società che doveva essere indirettamente controllata da Acqualtina. Era lo stesso periodo in cui la stessa Acqualatina cominciava ad affidare “in house” – cioè in modo diretto senza la classica gara pubblica – appalti milionari alle società private della sua compagine sociale e messi sotto accusa dalla Procura di Latina; vicenda finita in una bolla di sapone giudiziaria. Corre voce che l’incarico affidato alla San Giorgio SpA fu poi ritirato, ma la domanda di fondo resta. Infatti, leggendo l’oggetto dei bandi che Acqualatina ha indetto negli ultimi anni, risulta che la società ha esternalizzato (cioè pagando a terzi mansioni che le competono) praticamente tutto e ad aggiudicarsi certi appalti sono sempre le stesse ditte: uno degli ultimi bandi svolti riguarda “l’affidamento del servizio di somministrazione di lavoro a tempo determinato” per un importo di 750 mila euro (IVA esclusa). Gara indetta proprio qualche mese prima (il 21 dicembre 2012) di quando la stessa società ha dichiarato la necessità di ridurre l’organico e il costo del lavoro, ottenendo che quei costi fossero scaricati sull’erario attraverso i contratti di solidarietà. Il tutto mentre il sindacato rappresentante dei dipendenti acconsente.
MA I DOCUMENTI UFFICIALI DICONO ALTRO
Pubblichiamo il comunicato-risposta dell’ufficio comunicazione di Acqualatina Spa e continueremo sempre a pubblicare le loro repliche anche se a nostro giudizio contengono errori e inesattezze. Per chiarezza verso i lettori, però, ripubblichiamo anche alcuni passaggi salienti dei documenti ufficiali dai quali abbiamo attinto per l’articolo contestato dal gestore idrico e che si riferiva al provvedimento nella Conferenza dei Sindaci del 19 novembre 2013. Provvedimento con cui i politici hanno evitato la riduzione della tariffa prospettata dall’Aeeg, il Garante del servizio idrico. “CONCLUSIONI – Dal PEF (Piano Economico Finanziario), aggiornato con le modalità stabilite dalle deliberazioni dell’AEEG, deriverebbero, qualora lo stesso fosse approvato, delle criticità assolutamente insuperabili sia dal punto di vista dell’ATO, dell’Ente finanziatore che del Gestore”. Così dice la pagina 12 dell’allegato A all’aggiornamento del Piano economico finanziario (Pef) approvato dai sindaci a novembre, dove si legge ancora a pagina 13: “Come emerge dal grafico sotto riportato, relativo al PEF aggiornato, l’impatto derivante dalla applicazione dei nuovi schemi tariffari sul cash flow sarebbe dirompente tanto da non consentire, negli anni 2013 – 2022, neanche la possibilità di restituire il prestito contratto con l’ente finanziatore secondo il modello della finanza di progetto già utilizzato per la realizzazione degli investimenti. […] Tali condizioni infatti non sono in grado di garantire l’equilibrio economico finanziario previsto contrattualmente”. Quel grafico mostra pure che proprio tra 2013 e 2014 il flusso di cassa, cioè la liquidità, sarebbe crollata sottozero se avessero applicato il “calmiere” sulle tariffe previsto dall’Authorithy. “In tale contesto la Società risulterebbe per un periodo di 10 anni in una condizione di continuo default contrattuale che porterebbe la banca finanziatrice a richiedere il rimborso anticipato del debito in essere. Nemmeno con un sostanziale ridimensionamento del programma degli interventi previsti, la Società sarebbe in grado garantire il rispetto dei covenant finanziari e la continuità del servizio. […] Addirittura azzerati sarebbero i dividendi disponibili per il Gestore”. L’allegato F al contratto di finanziamento con la Depfa Bank, invece, afferma: “Gli strumenti derivati su tassi di interesse dovranno alternativamente fissare il tasso di interesse relativo al Capitale nozionale…” ecc. ecc. Si tratta degli IRS, Interest Default Swap. Cioè quelle diavolerie-scommesse finanziarie che hanno provocato la crisi mondiale tuttora in corso.