Quasi riempito. L’ultimo invaso della discarica di Roncigliano, al confine con Ardea e Pomezia, non basterà quanto previsto. Lo documentano le foto che il Caffè qui pubblica in esclusiva. Non le istituzioni, non i presunti rappresentanti dei cittadini né gli enti di controllo mostrano come sta quel sito, inespugnabile persino ai parlamentari che chiedono di ispezionarlo con propri tecnici di fiducia.
Come sta combinata quella discarica ad Albano? Quanti rifiuti potrà ancora ricevere il 7° invaso? È vero che sta quasi per scoppiare? Lo domandano da tempo cittadini, associazioni e comitati e pure il nostro giornale. In particolare alla Regione Lazio, a cominciare dall’Assessore ai rifiuti Michele Civita. A squarciare il mutismo istituzionale ci pensano ora queste immagini aeree. Sono state scattate il 21 marzo da un drone, un minivelivolo di quelli utilizzati anche dai militari. Per avere un po’ di verità e chiarezza, infatti, in certi casi occorre una sorta di “spionaggio”. E ci hanno pensato gli stessi cittadini ad adoperarsi per saperne di più sull’impianto top secret.
Secondo i progettisti e i proprietari, ma anche secondo la Regione Lazio, l’enorme buca doveva accogliere immondizia non differenziata almeno fino all’estate 2020 e forse oltre. Più precisamente, dicevano che sarebbe bastata per un periodo da un minimo di 8 anni ad un massimo di 10 anni dall’entrata in funzione (come dice l’Autorizzazione Integrata Ambientale n. B. 3695 del 13 agosto 2009 firmata dai dirigenti regionali Luca Fegatelli e Raniero De Filippis). Il 7° invaso è stato inaugurato tra agosto 2011 (1° sub-lotto) e febbraio 2012 (2° sub-lotto). In soli 2 anni e mezzo, invece, nella nuova mega buca che campi quanto due campi da calcio di Serie A e profonda quanto un palazzo di 10 piani, sarebbe rimasta una profondità, secondo i tecnici del comitato No Inc, di appena 8 metri circa di spazio ancora disponibile per abbancare i rifiuti, contro i 30 iniziali. Il 7° invaso, e riceve la spazzatura indifferenziata di Albano, Lanuvio, Ariccia, Rocca di Papa, Castel Gandolfo, Marino, Ardea e Pomeziadifatti, ma avrebbe preso in passato, non solo i rifiuti del proprio bacino di riferimento, ma anche una parte dei rifiuti di Roma, Fiumicino, Ciampino e Città del Vaticano.
Ora, inoltre, qui vengono scaricati anche una parte di quelli di Civitavecchia, Monterotondo, Camerata Nuova e Valle del Giovenzano. Non solo, quindi, un “semplice” trattamento meccanico biologico nell’impianto TMB (capannone ben visibile in alto a destra in foto e finito sotto inchiesta), ma anche vero e proprio interramento nel 7° invaso di tutti questi rifiuti. Secondo stime dei tecnici del comitato No Inc, il mega-invaso sarebbe insomma, al momento, molto più pieno di quanto preventitvato.
Il comitato No Inc, ha diffidato formalmente il Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, l’Assessore regionale con delega ai rifiuti, Michele Civita ed il Sindaco di Albano, Nicola Marini, chiedendogli di portare avanti tutti i controlli prescritti dalla legge: 1) caratterizzazione interna ed esterna del sito; 2) analisi volumetriche sul 7° invaso; 3) peso di tutti gli automezzi entrati ed usciti in discarica da gennaio 2013 ad oggi. In particolare, la caratterizzazione significa fare analisi meticolose e indipendenti sui terreni e sulle falde acquifere.
Queste ultime, sotto quella discarica, sono risultate contaminate da diverse sostanze. In tutto, sono ad oggi 163 gli sforamenti di varie oltre i limiti di legge (ad esempio il piombo 305 volte sopra il valore massimo consentito, ferro 11 volte, nitriti 10 volte, arsenico 3 volte, benzene 5 volte ecc. ecc.). è da ottobre 2011 che l’Arpa Lazio ha invocato quella caratterizzazione. Ma finora non si vede tale studio. Il 13 marzo, intanto, il Prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro avrebbe firmato ordinanza contingibile ed urgente per far chiudere sia la discarica di Roncigliano, cioè il 7° invaso, e l’impianto TMB nel mirino dei magistrati che lo scorso 9 gennaio hanno fatto arrestare Manlio Cerroni, patron della discarica, ed altre 6 persone. Tra queste anche Fegatelli e De Filippis, i dirigente che firmarono l’Autorizzazione integrata ambientale per il 7° invaso stesso. Ora i Sindaci non hanno più buche, né scuse. Devono davvero avviare e far funzionare la raccolta porta a porta. Cioè, rispettare la legge.
27/03/2014