«Nella Capitale – lamenta Legambiente – registriamo un altro sconfortante record negativo sul consumo di suolo, in una città che, poco per volta e ininterrottamente si mangia il territorio. Responsabile della nuova galoppante edilizia è la logistica con i suoi immensi hangar e l’assordante silenzio della politica urbanistica dell’amministrazione».
Non solo silenzio, ma non di rado anche chiaro e netto favore da parte dei politici. Basti pensare al caso dei 2mila ettari di pregiato Agro romano tra Ardea e Pomezia strappati al cemento grazie al vincolo chiesto dai cittadini capitanati dall’associazione Latium Vetus e imposto poi dal Ministero dei beni culturali nel novembre 2017. Una forte tutela contro la quale si erano schierate apertamente con un ricorso al Tar le due amministrazioni di Pomezia a 5Stelle, quella guidata dall’ex sindaco Fucci e poi il suo successore, Adriano Zuccalà. Quel vincolo, oltre a scongiurare una nuova spianata di capannoni a Santa Palomba, ha evitato l’arrivo di tre impianti per rifiuti, uno a Pomezia in zona Roma2 vicino il deposito petrolifero Eni e due ad Ardea vicinissimi tra loro.
Quelli del Lazio sono «dati ancor più allucinanti se si pensa alla crisi del settore immobiliare e di fronte a un continuo saldo demografico negativo», denuncia il presidente di Legambiente Lazio.