Per essere riconosciuta col marchio Dop la mozzarella deve essere prodotta solo con latte fresco proveniente dalle province di Caserta e Salerno e di altri comuni ricompresi tra le province di Napoli, Benevento, Isernia, Frosinone, Latina, Foggia e Roma.
“Gli allevatori di bufale continuano a denunciare i gravissimi illeciti legati alla produzione di prodotti a marchio “DOP”, nel caso particolare, la mozzarella di bufala campana, con latte non proveniente dall’area geografica individuata”, si legge nel testo. I
Ci sono delle prescrizioni tecnico-qualitative che regolamentano in maniera dettagliata il processo di trasformazione del latte di bufala, ossia: il latte deve essere trasformato entro le 60 ore dalla mungitura, acidificato con siero naturale e coagulato con caglio di vitello; il destinato alla trasformazione di mozzarella di bufala campana DOP è “nettamente inferiore ai quantitativi di mozzarella di bufala, sia DOP e sia non DOP, commercializzata dai caseifici”, spiega Astorre.
A quanto pare, il Ministero delle politiche agricole starebbero valutando l’approvazione della modifica “assurda e irresponsabile” del disciplinare tecnico della mozzarella di bufala campana DOP “nella direzione di ammettere la pratica del congelamento del latte o della cagliata congelata di latte di bufala, al fine di permetterne il relativo uso differito nella produzione della mozzarella DOP”.
È necessario, secondo il senatore, rigettare la proposta di modifica e “avviare una immediata tracciatura di tutto il latte di bufala prodotto in Italia, nonché il latte fresco di bufala importato, il concentrato di latte e le cagliate di latte di bufala congelato proveniente da Paesi esteri”.
Necessario infine attuare “la normativa relativa alla separazione dei luoghi di produzione della mozzarella di bufala campana DOP e della mozzarella non DOP, il cui termine è slittato di oltre due anni”.