L’impianto industriale sorgerà difatti all’estrema periferia sud della Capitale, nell’ultimo lembo di territorio romano, in località Santa Palomba, ma proprio al confine con il comune (e la discarica) di Albano Laziale, quindi su un terreno che a livello geologico ed idrogeologico fa parte della falda idrica dei Castelli Romani.
La falda unica dei Castelli Romani
L’area dei Colli Albani è caratterizzata da una falda acquifera unica: così attesta la Carta Idreogologica della Regione Lazio (per visionarla, clicca qui) approvata dallo stesso Ente regionale a metà 2023. Una falda unica che si estende dall’area dei Pratoni del Vivaro, nel comune di Rocca di Papa, fino ad abbracciare Albano Laziale e buona parte dei due comuni di Ardea e Pomezia, inclusa quindi anche l’area individuata dal sindaco di Roma Roberto Gualtieri per la realizzazione del suo mega impianto di incenerimento.
2 pozzi operativi per succhiare un fiume d’acqua
In particolare 2 dei pozzi saranno escusivamente di monitoraggio della falda idrica, così spiega il progetto, mentre gli altri 2 saranno quelli effettivamente operativi. Uno situato nella parte settentrionale ed uno su quella meridionale del terrenno prescelto. Serviranno, come accennato in apertura, a prelevare il fiume d’acqua necessario a raffreddare fumi, ceneri e impiantistica industriale.
La crisi idrica irreversibile
La falda idrica dei Castelli Romani, oltre ad essere unica, è anche in fortissima sofferenza da più di un decennio, come attestano vari documenti. Il più recente ed allarmante è la nota di giugno 2023 di Acea Ato 2, ossia l’ente che gestisce il servizio idrico dei Castelli Romani, con la quale Acea ha chiesto a tutti i comuni della provincia di Roma, tra i quali proprio quello di Albano Laziale, di emettere delle ordinanze restrittive in materia di consumo idrico.
Una ordinanza che a differenza di quelle precedenti non ha scadenza, quindi è la prima della storia di Acea a tempo indeterminato. È valida fino a quando non verrà revocata in modo esplicito.
La sofferenza dei laghi Albano e Nemi
La drammatica sofferenza idrica dell’intera area dei Castelli Romani è testimoniata in modo molto evidente anche dal livello dei laghi Albano e Nemi, ossia i due bacini idrici di origine vulcanica dei Castelli Romani, le cui acque continuano inesorabilmente ad abbassarsi in modo sempre più evidente e preoccupante.
A preoccupare è soprattutto la situazione del lago Albano il cui livello cala in maniera sempre più drastica anche nel corso dei mesi autunnali ed invernali. Dal 2020 da questo lago la stessa Acea preleva 300 litri al secondo d’acqua H24 – 365 giorni l’anno. Acqua che Acea utilizza per integrare le risorse idriche distribuite nei tre comuni di Albano Laziale, Castel Gandolfo ed Ariccia.
Tra l’altro proprio a causa della crisi idrica che attanaglia il lago Albano, la Regione Lazio, di concerto con l’Autorità di Bacino dell’Italia Centrale, ha installato a settembre scorso sulle sponde lacustri un teleidrometro, un sofisticato apprecchio tecnico che serve a monitorare l’altezza delle acque. I dati rilevati da questo strumento vengono resi pubblici costantemente ed hanno attestato, solo negli ultimi 3 mesi, l’abbassamento delle acque di ulteriori 10 centimetri.
Leggi anche:
L’inceneritore di Roma è un imbroglio, ad Albano l’incontro con senatori, deputati e sindaci