La legge 199 del 2016 ha introdotto norme per garantire una maggiore efficacia all’azione di prevenzione e contrasto al caporalato, eppure il lavoro irregolare in agricoltura continua a crescere esponenzialmente.
La morte del bracciante indiano a Latina
«Il territorio di Latina è stato caratterizzato da numerosi episodi di sfruttamento dei lavoratori del settore agricolo, in gran parte di nazionalità indiana – si legge nell’atto – solo il 17 giugno 2024, si è verificato un ennesimo e terribile incidente nei campi di una azienda agricola di Borgo Santa Maria. Un macchinario ha staccato un braccio a un lavoratore indiano di 31 anni. Tuttavia, anziché essere soccorso, il bracciante mutilato e ferito è stato caricato dal datore di lavoro su un furgone ed abbandonato brutalmente in strada».
La Procura ha avviato un’inchiesta per omissione di soccorso e violazioni in materia di lavoro; il bracciante vittima non era regolarmente assunto.
Il rapporto Agromafie e Caporalato
Come si legge nell’ultimo (VI) Rapporto Agromafie e Caporalato dell’Osservatorio “Placido Rizzotto” della FLAI CGIL, il caporalato continua ad essere un fenomeno diffuso in tutta Italia, con tassi di irregolarità degli occupati che superano il 40 per cento in Puglia, Sicilia, Campania, Calabria e Lazio, ma che sono comunque compresi tra il 20 e il 30 per cento al Centro Nord.
«La spietatezza dello sfruttamento sul lavoro ha raggiunto un livello che calpesta ogni regola di civiltà e rispetto della dignità umana», proseguono i parlamentari.
«L’attuale impianto normativo non è sufficiente per prevenire il caporalato e tutelare i braccianti costretti a lavorare in nero. Si tratta di una piaga del sistema, alimentata dalla criminalità organizzata, che necessita di uno sforzo straordinario da parte del Governo».
Le richieste al Governo
Per questo nell’interrogazione si chiede al Governo «quali iniziative urgenti il Governo intenda assumere al fine di intensificare il contrasto al caporalato e per salvaguardare la salute e la sicurezza dei braccianti agricoli», e «se ritenga necessario un maggiore coordinamento tra le istituzioni coinvolte e un aumento significativo dei controlli sul territorio, anche attraverso l’estensione alla Regione Lazio del Protocollo sperimentale contro il Caporalato e lo sfruttamento del lavorativo in agricoltura».
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