Il testimone
«Quando è avvenuto l’incidente c’eravamo io, Satnam, sua moglie e un’altra donna italiana che lavora lì. Quando Satnam ha iniziato ad urlare, io sono scappato via, ma ho visto Soni la moglie piangere e lui senza un braccio. Poi quando il datore di lavoro, Antonello, che si trovava su un trattore, si è avvicinato, ha iniziato a bestemmiare e a proferire minacce come “Dovete starvi zitti”».
Taranjeet Singh, lavoratore dell’azienda agricola dove una settimana fa Satnam Singh ha perso un braccio ed è stato abbandonato dissanguato davanti casa dal proprietario dell’azienda.
«Ho visto tutto e ho iniziato a dire di chiamare l’ambulanza – racconta l’uomo – Ma il datore di lavoro non ha fatto niente, è andato verso il furgone e ha caricato Satnam, la moglie e il braccio. Pensavo lo portasse in ospedale. Non credevo che lo lasciasse davanti al cancello. Ad un certo punto ha detto che Satnam era morto, e che i soccorsi non potevano venire».
«Non lavoriamo più»
«Da quando è successo questa cosa che non riesco a dormire, e non riesco a venire fuori da questo incubo – racconta il trentenne -. A Soni dico di tenere duro: la comunità è con lei. Quando ho iniziato a lavorare il datore di lavoro era una persona brava, seria, che mi veniva a prendere e mi portava a lavoro quando iniziava a piovere».
«Da quando è successo l’incidente, invece, non si è fatto più sentire. Lavoro lì da un anno e mezzo, e guadagno 5 euro e 50 l’ora, sono irregolare. Adesso ho perso il lavoro e dopo quello che è successo a Satnam nessuno fa più lavorare chi non ha i documenti».
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