Succede a Latina e in provincia, ad Anzio, a Nettuno, a Pomezia e Ardea: chi è arrivato presto in spiaggia per prendersi il posto migliore ha trovato il lungomare in gran parte già occupato da chi è andato la sera prima, ha piazzato il suo ombrellone e se ne è andato. Una sorta di diritto acquisito, quello dello spazio a mare, che gli viene concesso solo con il gesto del posizionamento dell’ombrellone.
Ma non si tratta di spiaggia pubblica? A che titolo queste persone si arrogano il diritto di privatizzare ciò che è di tutti? Manca la voglia di discutere, magari con il rischio di trovare dall’altra parte persone che non sanno ragionare con il linguaggio ma solo con le mani.
Ne vale la pena? No, soprattutto perché stiamo parlando di un pezzo di spiaggia, ma lascia comunque l’amaro in bocca. Chiamare le forze dell’ordine per un ombrellone in spiaggia? Sarebbe assurdo e comunque non verrebbero mai.
Insomma, una situazione in cui i più forti prevarranno sempre su chi invece chiede solo una convivnza civile.
Ferragosto: spiaggia ridotta a pattumiera
Questo ferragosto ha dimostrato un flop generalizzato delle regole. A Latina, ma anche ad Anzio e Terracina sono state chiuse le spiagge per evitare i falò, e questo ha fatto arrabbiare i ragazzi, molti dei quali non sono non hanno rispettato il divieto, ma hanno lasciato in spiaggia anche una quantità industriale di rifiuti, senza preoccuparsi che il giorno dopo sarebbe stato ferragosto.
Dove sta l’educazione? Dove sono i genitori? Non basta dire “siamo stati tutti ragazzi” perché il sacrosanto diritto al divertimento non significa calpestare ugni elementare regola di convivenza civile.
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I controlli annunciati o non ci sono stati, oppure non sono stati efficaci considerando che ognuno ha fatto come se non vi fossero ordinanza. Con il risultato di spiagge lasciate occupate non solo dagli ombrelloni, ma anche dai rifiuti.