Per 11 degli indagati sono scatatte le misure cautelari personali: 4 agli arresti domiciliari, altri 7 con l’obbligo di presentazione quotidiano alla Guardia di Finanza.
Latina: in corso perquisizioni e sequestri di beni
Il sodalizio era composto da 11 persone, tra cui imprenditori, 3 soggetti che hanno rivestito il ruolo di prestanome e un consulente del lavoro.
La base operativa era a Formia, con ramificazioni in provincia di Latina e anche in Campania.
5 le casistiche di crediti d’imposta fittizi generati: Bonus facciate, Bonus Ristrutturazione, Sisma Bonus, Ecobonus e Superbonus.
Incuneandosi nei ‘meandri burocratici’ delle leggi, creavano falsi crediti d’imposta successivamente
monetizzati cedendoli a ignari acquirenti estranei alla truffa. Per lo Stato una perdita di circa 80 milioni di euro.
A seguito delle indagini, la Procura di Cassino ha quindi fatto intervenire la Guardia di Finanza, con il supporto di 6 Reparti territorialmente competenti, nonché della componente aerea del Corpo e del supporto tecnico delle unità cinofile c.d. “cash-dog” di Fiumicino e Ciampino.
Sono in corso 33 perquisizioni ed è stato disposto il sequestro dei falsi crediti, di beni mobili ed immobili,
assetti societari, denaro e preziosi.
Le persone coinvolte sono indagate per Associazione per delinquere”, “Truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche” e “Autoriciclaggio”.
Come funzionava la truffa dei bonus
Il meccanismo della truffa con i bonus fiscali, ricostruito nei particolari dalla Guardia di Finanza di Latina, funzionava in 4 passaggi:
“• tramite il professionista membro del sodalizio ed operante nel salernitano, reperire società attive ma con scarsi mezzi finanziari e prive di una struttura organizzativa, intestate a prestanomi, ma funzionali alla creazione degli indebiti crediti d’imposta;
• nelle comunicazioni di cessioni crediti nell’area riservata del sito dell’Agenzia delle Entrate, c.d. “Piattaforma cessione crediti”, indicare falsamente l’esistenza di crediti d’imposta, in taluni casi anche con la
compiacenza retribuita di alcuni proprietari degli immobili;
• sempre attraverso tale piattaforma informatica, cedere i crediti artefatti a soggetti e/o società cessionarie compiacenti e/o riconducibili ai medesimi, ottenendo così dalla medesima Agenzia delle Entrate, con l’apposizione del numero di protocollo telematico, l’attestazione della loro esistenza ed esigibilità;
• commercializzare, successivamente, a terzi tali crediti fittizi, che per i passaggi successivi rendono, ex art. 121, co. 4 del D.L. n. 34/2020, il cessionario in buona fede esente da responsabilità penale per la natura fraudolenta di tali crediti, che possono così circolare liberamente e frammentarsi per un numero infinito di passaggi,”.
Come riciclavano i soldi della truffa
Altro importante punto su cui si sono concentrate le indagini della Guardia di Finanza sono le attività poste in atto dal sodalizio per riciclare il denaro.
Molti gli stratagemmi adottati:
– il trasferimento a medesime società controllate dall’organizzazione anche attraverso prestanomi, al fine di
reiterare l’illecita compravendita di crediti d’imposta fittizi;
– investimenti in attività sia commerciali che mobiliari e immobiliari (subentro nella gestione di bar, acquisto di quote di partecipazioni societarie, acquisto di beni immobili);
– operazioni di gioco on-line, “pratica”, questa, sovente utilizzata dalle organizzazioni criminali in quanto
consente di entrare in possesso di somme anche minori a quelle giocate, ma apparentemente lecite;
– fatturazioni verso altre società coinvolte e successiva monetizzazione in contanti;
– il trasferimento su conti correnti esteri intestati a una società residente in Inghilterra e riconducibile al consulente del lavoro oggetto di misura cautelare ovvero su conti di trading gestiti dal medesimo.
È probabile che dopo questa fase di perquisizioni, sequestri e misure cautelari l’indagine porti a nuovi ulteriori sviluppi.
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