Ragazza 20enne perseguitata
Lui doveva proprio essersi proprio invaghito della sua ex compagna di classe, al punto che in maniera anonima aveva mandato alla ragazza diversi messaggi contenenti insistenti inviti per incontrarsi.
Magari inizialmente la cosa poteva apparire un innocente corteggiamento, anche se il fatto che arrivasse da un anonimo non deponeva a favore dello sconosciuto.
Dallo scorso mese di giugno il ragazzo aveva cominciato ad invitarla presso la propria abitazione, ma la ragazza aveva naturalmente declinato l’offerta.
L’insistenza si era fatta anche volgare, quando il 20enne (ancora anonimo) si era offerto anche di pagare la ragazza per avere un rapporto fisico con lei. Erano cominciate anche le minacce.
Il ‘corteggiamento’ diventa pericoloso
Era chiaro a quel punto che il corteggiamento era scaduto in una vera e propria persecuzione. Se ce ne fosse stato ancora bisogno di conferma, il 20enne persecutore aveva dimostrato di aver proprio perso la testa, ma non in senso romantico.
Dopo i continui rifiuti della ragazza, l’uomo si era attaccato al muro di cinta della casa della ‘corteggiata’ per poterla osservare e, in quel frangente, le aveva inviato anche foto a chiaro sfondo sessuale.
Naturalmente tutta questa persecuzione aveva generato una forte ansia nella giovane ragazza, che viveva ormai nella paura. Praticamente in uno stato di allerta permanente aveva dovuto anche modificare le proprie abitudini di vita quotidiana.
Comunque la vittima è riuscita ad individuare nel molestatore la figura di un suo ex compagno di classe e ha deciso di recarsi dalla Polizia.
Sentite le dichiarazioni della ragazza perseguitata i poliziotti hanno provveduto a rintracciare il 20enne molestatore presso la sua abitazione, che si trova ad Ardea. Svolte le attività di rito, la Polizia ha tratto in arresto il giovane.
In esecuzione dell’ordinanza emessa dall’Autorità Giudiziaria del Tribunale di Velletri, i poliziotti del Commissariato di Anzio hanno applicato la misura cautelare prevista e il 20enne è stato posto agli arresti domiciliari con obbligo di indossare il braccialetto elettronico in modo da permetterne il controllo.
La fase processuale procederà ora con l’accusa del reato di atti persecutori.
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