Nonostante l’urgenza della situazione, i due progetti giacciono ancora fermi, senza essere stati approvati o finanziati definitivamente, da circa un anno a questa parte, almeno da quanto ci è dato sapere.
Il primo progetto salva lago Albano: convogliare le acque piovane
Questi progetti, elaborati e discussi già a partire da settembre 2023 in diversi tavoli tecnici che hanno coinvolto numerosi enti pubblici, rappresentano una speranza concreta per la tutela del lago.
Tra gli enti coinvolti figurano l’Autorità di Bacino dell’Italia Centrale, l’Associazione Nazionale Bonifiche e Irrigazioni (ANBI), il Parco dei Castelli Romani, la Regione Lazio e i comuni di Castel Gandolfo e Albano.
Il primo dei due interventi si concentra sulla raccolta delle acque piovane provenienti dal Monte Cavo, a Rocca di Papa. Attualmente, le acque piovane finiscono per disperdersi nelle fognature o nei canali di scolo, senza alcun beneficio per il lago Albano.
Il progetto propone di deviare queste acque, dopo un opportuno trattamento, direttamente nel bacino del lago, in modo da incrementarne il livello. Si tratta di un’iniziativa già proposta in passato, ma che era stata bocciata. Ora, riproposta, potrebbe rappresentare una soluzione efficace contro l’abbassamento del livello dell’acqua.
Il secondo progetto: il riciclo delle acque
Il secondo progetto riguarda lo studio della circumlacuale, ossia della rete fognaria che circonda il lago Albano e serve le abitazioni e le attività commerciali della zona.
L’obiettivo è verificare la possibilità di depurare l’acqua raccolta dalla circumlacuale e reintrodurla nel lago, invece di inviarla ai depuratori tradizionali. Questo sistema potrebbe fornire un ulteriore apporto d’acqua al bacino, contrastando in parte gli effetti della siccità.
Una crisi senza precedenti
Nel frattempo, il lago continua a soffrire. I dati raccolti dal Teleidrometro, uno strumento di monitoraggio installato sul lago lo scorso 13 settembre, sono allarmanti: il livello dell’acqua si è abbassato di ben 52 centimetri in un solo anno.
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Questo calo drastico è dovuto a due fattori principali: la scarsità di precipitazioni e i prelievi eccessivi di acqua da parte dei comuni circostanti e del Vaticano per le esigenze igienico-sanitarie e l’irrigazione dei giardini.
Da anni, l’acqua che scorre nei rubinetti di Castel Gandolfo, Albano e altri comuni limitrofi proviene dal pozzo “Sforza Cesarini”, situato a pochi metri dal lago.
Questo pozzo, attivo 24 ore su 24, eroga circa 300 litri al secondo, equivalenti a 26mila metri cubi al giorno, sottraendo una quantità considerevole di acqua al bacino lacustre.
Invece di ridursi, questi prelievi sembrano destinati ad aumentare, a causa della crisi idrica che ha colpito anche le falde acquifere e i pozzi locali.
A peggiorare la situazione, vi sono i prelievi effettuati da altre realtà, tra cui le Ville Pontificie del Vaticano e strutture private. Tutti questi fattori, combinati con la scarsità di pioggia e neve, rischiano di portare il lago Albano verso un punto di non ritorno.
Il futuro del lago resta incerto
Nonostante i due progetti presentati offrano soluzioni concrete per salvare il lago Albano, la loro mancata approvazione rischia di condannare il bacino a un declino irreversibile, e con lui di acuire la crisi del sistema idrico dei Castelli Romani.
La crisi idrica richiede interventi immediati, ma finché questi progetti rimarranno nei cassetti, la sopravvivenza del lago sarà sempre più messa in pericolo.
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