Il tentativo del Comune di Latina di annullare in autotutela il permesso edilizio a costruire la centrale a biogas è stato respinto.
Emerge dal dispositivo che l’ammissione del ricorso della società è legato a errori grossolani commessi dall’Ente nel merito e nel metodo delle contestazioni documentali presentate.
«L’esito peggiore che potevamo aspettarci dalla questione della nuova centrale biogas si è concretizzato, nel silenzio più totale dell’amministrazione» spiega il capogruppo del M5S, Maria Grazia Ciolfi.
«L’arroganza dell’assessora Muzio, del presidente della commissione Urbanistica Belvisi e del consigliere Valletta, certi di aver messo in campo il necessario per bloccare la realizzazione della centrale, si è scontrata con una sentenza dura – sottolinea Ciolfi – che forse si sarebbe potuta evitare se si fossero ascoltate le proposte avanzate più volte anche dal Movimento».
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Le contestazioni del Comune di Latina contro la centrale a biogas arrivate tardi
«Invece, le contestazioni da parte del Comune – continua Ciolfi – non sono arrivate nei tempi previsti dalla legge. L’ultima variante al progetto è stata presentata il 26 maggio 2023, c’erano 30 giorni di tempo per opporsi, ma nulla è stato fatto».
Solo mesi dopo il Comune si è reso conto che esisteva un problema, sollecitato dalle segnalazioni dei cittadini del posto rispetto a strani movimenti sui terreni antistanti le loro abitazioni. Era già tardi: i termini previsti avevano consentito il silenzio assenso alla ditta per procedere con il progetto presentato.
«Si sono dunque rilevati del tutto inefficaci gli atti e le motivazioni addotte dal servizio Urbanistica. Diverse le commissioni svolte sul tema, spesso senza uffici presenti né documenti forniti ai commissari. L’assessora Muzio e parte della maggioranza erano sicuri di avere in mano la situazione tanto da rifiutare qualsiasi proposta di supporto, compreso il supporto del M5S che avevo presentato».
Il Tar non accoglie le contestazioni e intima al comune di mettere in sicurezza la strada
«La documentazione, presentata dal Comune in ritardo, si è rilevata debole, soprattutto priva di contestazioni nel merito delle motivazioni di pubblica utilità. Viene contestata dall’Ente la non idoneità della strada che, secondo l’Amministrazione, non avrebbe consentito il transito ai mezzi pesanti».
Non solo il Tar non ha accolto tale motivazione, ma ha anche invitato il Comune a ripristinare e mettere in sicurezza questa strada. Ha infatti affermato che «trattasi di una strada regolarmente aperta al transito pubblico, benché in situazione di grave degrado».
Motivo per il quale si richiederebbe «l’urgente esecuzione di interventi di messa in sicurezza dall’ente pubblico proprietario della strada, ovvero il Comune. Quindi il Comune riceve dal Tar anche un monito a intervenire sulla manutenzione stradale».
«Il ricorso si rifà alla violazione di una direttiva eurocomunitaria relativa alla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili, all’eccesso di potere per difetto di motivazione nonché alla violazione di alcuni articoli della Costituzione in tema di autotutela e legittimo affidamento».