Nell’area di cui si parla sono stati rinvenuti una parte dei resti dell’antica Lavinium, l’area ovviamente è ricompresa nel territorio del Comune di Pomezia. Il ricorso giudiziario risale ad ottobre 2021. L’ultima udienza al tribunale Amministrativo della regione Lazio ha avuto luogo il 15 luglio scorso.
La richiesta della società edile Nova Lavinium è stata bocciata dai giudici del Tar Lazio. Secondo i giudici, le richieste della società Nova Lavinium sono del tutto prive di fondamento. “Il Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio – scrivono i giudici nella sentenza – lo dichiara inammissibile”.
Pomezia, ditta edile chiede al Ministero cifra record
La società Nova Lavinium di Pomezia ha sostenuto di essere proprietaria di un’ampia estensione di terreno. Nell’ambito del quale, a partire dagli anni ‘50 del secolo scorso, l’Università La Sapienza ha condotto degli scavi sul sito dell’antica città di Lavinium. Scavi che avrebbero avuto luogo dal 1957 al 1993.
“Si sarebbe trattato – così si legge nei documenti della società edile – di ritrovamenti di estrema importanza scientifica”. Raccolti in 35 anni di indagini archeologiche e che avevano portato alla luce, in particolare, “tratti del circuito murario, abitazioni, aree produttive. Oltre ad un grande tempio nel Foro. Infine due straordinari santuari e il famoso Heroon di Enea”.
La Nova Lavinium ha sostenuto anche di aver presentato al Ministero una richiesta formale di premio (economico) a dicembre 2019, per conoscere l’ammontare del compenso.
In cambio dei reperti archeologici rinvenuti sui suoi terreni
“I funzionari del Ministero avevano svolto – così si legge nei documenti giudiziari – le opportune indagini archeologiche e ricostruito la storia degli scavi, confluite nella relazione scientifica-amministrativa e nella relazione archeologica.
Inoltre avevano predisposto l’elenco dei siti oggetto di stima ed i relativi prezziari al valore attuale. Inserendo nella stessa la descrizione analitica dell’area, suddivisa in dodici siti (foro, terme, porticato, area urbana, mura, Heroon, santuario, ecc.). Avevano infine redatto un documento riepilogativo finale dei valori, applicando la formula Degrassi.
Cambia il premio per i rinvenimenti archeologici
Applicando tutte le formule del caso, la Soprintendenza era giunta ad una stima totale dei reperti archeologici di € 10,5 milioni circa di euro. Da cui sarebbe derivato un premio per la società edile (pari ad un quarto del valore, al netto dei costi di scavo) di circa 2,5 milioni di euro da corrispondere appunto alla Nova Lavinium.
Tali stime preliminari erano state formalmente comunicate dalla Soprintendenza alla società edile, con una nota del 20 gennaio 2020.
Successivamente, in data 09 luglio 2021, la Direzione generale archeologia, belle arti e paesaggi formulava, per conto del Ministero, la stima definitiva e la proposta di premio. La stima complessiva dei 12 siti rinvenuti, al netto delle spese di ritrovamento e restauro, risultava pari ad un milione circa di euro. Quindi il premio di rinvenimento proposto alla Nova Lavinium risultava pari a € 255mila euro circa.
La nuova circolare del Ministero del 18 giugno 2021
A seguito di questo improvviso calo di premio, la società edile ha formulato una richiesta di accesso agli atti al Ministero il 2 e 5 agosto 2021. Solo allora la stessa società sarebbe venuta a conoscenz di una nuova circolare in materia di premi, varata dal Ministero il 18 giugno 2021, che cambiava i criteri di stima dei beni archeologici e la loro quantificazione.
Proprio quest’ultima circolare che cambia i criteri di stima dei beni e la quantificazione del premio non è mai stata impugnata dalla società edile. Quindi il ricorso della società Nova Lavinium è stato bocciato dal Tar del Lazio.
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