Il Parco del Tintoretto, nel cuore del quartiere dell’Eur, strappato dalle mani dei cittadini e ceduto ai privati. I comitati di quartiere della zona sono sul piede di guerra per evitare quello che definiscono “uno scempio ambientale”. Rischia di scomparire a breve il verde che ossigena i quartieri tra Vigna Murata e Fonte Meravigliosa. CI troviamo al confine tra VIII e IX Municipio dove è partita una battaglia guidata da due donne. Il cemento cancellerà gli eucalipti piantati nel 1800 per contrastare la malaria: è una delle tante storie che raccontano Daniela Devenuto e Mara Collepiccolo, una presidente, l’altra architetto dell’Associazione che prende il nome del luogo che difendono, l’Ottavo Colle. Una collinetta, appunto, che sparirà insieme al parco: sono già tremila le firme raccolte per evitarlo e sono indirizzate a Virginia Raggi. Colpa di un programma di trasformazione urbanistica del 2005, sottoscritto poi da un accordo di programma del 2014 e infine vidimato da una convenzione firmata a dicembre 2017. Cosa arriverà al posto delle storiche fungaie, dei 250 alberi e delle volpi? Cubature per diciassettemila metri quadrati, un centro commerciale, due palazzine di 11 piani e una strada a quattro corsie. Già il progetto in totale graverà sul quadrante, ma è l’asfalto in particolare che va a incidere maggiormente nel polmone verde, un’arteria che «non serve a nessuno e porta solo danni», sottolineano i comitati. Collegherebbe via di Vigna Murata a via del Tintoretto, una strada originariamente prevista tra gli oneri concessori, opere che il privato offre in cambio delle costruzioni. I titoli edificatori, tra l’altro, erano della ex Parsitalia liquidata di Luca Parnasi, l’imprenditore al centro dell’inchiesta sullo stadio della Roma. Sono a malapena 800 metri, una fettuccia che crea una serie di criticità.
11/03/2019