Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Velletri, il 9 ottobre 2016, ha fatto bloccare un immobile dell’indagato. Sigilli finalizzati alla confisca. Un provvedimento confermato dallo stesso gip il 10 aprile 2017, dal Tribunale del Riesame di Roma il 22 maggio dell’anno scorso e ora dalla Corte di Cassazione. Il 70enne ha evidenziato che l’immobile sequestrato a Velletri, che ha in comproprietà, vale oltre cinque milioni di euro e ha sostenuto che a garantire il debito verso il Fisco sarebbero stati sufficienti i crediti per un milione di euro che la Edil Impianti doveva incassare da clienti istituzionali come il Ministero della Difesa, Poste Italiane, Telecom e il Poligrafico. L’indagato ha inoltre sostenuto che a causa del sequestro non poteva pagare i debiti erariali, come aveva invece assicurato di voler fare con una proposta concordataria basata sulla vendita proprio dell’immobile a lui bloccato. Il 70enne ha infine assicurato che le sue azioni hanno dimostrato che ha sempre cercato di adempiere ai suoi doveri e non di sottrarsi al pagamento delle imposte dovute, avendo avuto difficoltà soltanto a causa della crisi generale, per cui sono risultati vani anche i molti tentativi da lui compiuti di salvare l’azienda.
Argomenti che non hanno convinto però neppure i giudici della Cassazione, che hanno definito i motivi del ricorso generici, indeterminati, mere riproposizioni delle ragioni già esaminate dal Riesame, e infondati. Confermati dunque i sigilli.