Presente all’evento anche il Vice Presidente dell’ANPI provinciale, Valerio Bruni, che ha illustrato l’operato dell’associazione: «L’ANPI nasce nel 1944 per difendere e testimoniare i valori della Resistenza. Inizialmente l’associazione era aperta solo ai partigiani. Dal 2006 l’iscrizione è stata aperta a tutti, anche ai più giovani che ne condividano i valori fondanti, gli stessi alla base di questa Repubblica nata dalla Resistenza. Grazie a questa possibilità, introdotto nel 2006 al 14° congresso, l’ANPI ha dato concretamente avvio al ricambio generazionale dell’associazione, che conta tra le sue fila, al 2010, circa 110 mila iscritti». A seguire è stato proiettato il film “Rappresaglia” con la regia di George Pan Cosmatos.
Iniziativa presso la Sala Lepanto
L’Anpi ha commemorato le vittime dell’eccidio delle Fosse Ardeatine
Anche a Marino, grazie alla sezione “Aurelio Del Gobbo” dell’ANPI in collaborazione con MarkFilm by Senza Frontiere Onlus, sono state commemorate le vittime dell’eccidio delle Fosse Ardeatine consumatosi il 24 marzo 1944. L’occasione è stata l’iniziativa dal titolo “L’ordine è già stato eseguito”, tenutasi sabato scorso presso la Sala Lepanto. Ad aprire il convegno la Presidente della sezione ANPI di Marino, Anna Maria Scialis, che ha ricostruito l’episodio storico: «Le vittime furono 335 fra civili e militari, in parte già detenuti perché antifascisti, molti gli ebrei, il più giovane di 15 anni. Fra le vittime il sacerdote Don Pietro Pappagallo torturato a Via Tasso. La strage fu attuata come risposta all’azione partigiana dei GAP a Via Rasella». Interessante l’intervento dello storico e ricercatore presso il Senato della Repubblica, Davide Conti. L’autore di “Guerriglia partigiana a Roma” ha sfatato alcuni falsi miti sull’eccidio delle Fosse Ardeatine: «L’attentato di Via Rasella è un’azione legittima di guerra, la strage delle Fosse Ardeatine è un “war crime”, così come ha scritto il Tribunale Militare Territoriale di Roma. Non fu una rappresaglia, ma un crimine di guerra. Non lo fu soltanto in quanto strage di civili, ma perché furono violate tutte le disposizioni del codice militare dell’epoca. Prima su tutte le pubblicità dell’azione di rappresaglia e sappiamo bene come l’eccidio non fu preceduto da nessun preavviso da parte tedesca. Allo stesso modo a Via Rasella non ci fu un attentato. Spesso si è cercato di riformulare, attraverso il significato di parole apparentemente neutre, il significa della storia». Lo storico Davide Conti ha infine concluso: «La Resistenza costituisce una rottura col passato, con la storia, un principio di emancipazione, un solco e allo stesso tempo un monito per le generazioni successive che grazie a quelle azioni hanno potuto vivere in una società diversa».
27/03/2018
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